Riscoprire Geminiano Giacomelli
Il passaggio di consegne da Alessandro De Marchi a Ottavio Dantone non ha cambiato gli indirizzi programmatici delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, come conferma l'apertura con il desueto Cesare in Egitto di Geminiano Giacomelli, in scena al Tiroler Landestheater. Musica rimasta negletta per secoli, la prima al Teatro Ducale di Milano risale al 1735, che oggi rinasce per il pubblico contemporaneo. In realtà la versione ascoltata si riferisce alle recite veneziane del medesimo anno, per le quali l'autore apportò numerose modifiche. Un lavoro che si distingue per la scelta, piuttosto peculiare, di distribuire equamente le arie soliste fra i personaggi, dando a ognuno il medesimo rilievo. La scrittura è votata a una predominante vivacità ritmica, animata da uno spiccato virtuosismo. Fra i momenti più convincenti ricordiamo il finale primo, l'opera è articolata in tre atti, con la scena della seduzione che offre due pregevoli arie a Cesare e a Cleopatra. Per il resto molto mestiere, ma sempre di buon livello e in grado di tenere desta l'attenzione del pubblico. Non a caso Giacomelli (1692/1740) fu autore apprezzato dai cantanti dell'epoca e dall'Imperatore Carlo VI, che questi servì per molti anni. Il libretto vergato da Domenico Lalli, il quale si avvalse della collaborazione del giovane Goldoni, sviluppa con sufficiente destrezza la psicologia dei personaggi. Spettacolo di minimale pregnanza.
Sul palcoscenico rotante, rovine decorate con geroglifici si offrono in sempre diverse prospettive. Cinque grandi statue semoventi di guerrieri assistono alla vicenda, governata con mano sapiente da Leo Muscato. I personaggi si cercano, si minacciano e si inseguono in un crescendo di temperatura emotiva. Riguardo i costumi, Giovanna Fiorentini veste elegantemente Cleopatra e Cornelia, mentre per gli egizi crea uniformi di gusto coloniale. Esteticamente censurabili apparivano invece le divise di Cesare e dei suoi. Da tempo Dantone pensava di portare in scena questo titolo, il che è evidente dalla cura strumentale e dalla vivacità narrativa della concertazione. Un risultato eccellente ottenuto grazie all'apporto dell'Accademia Bizantina. Riguardo il cast, Arianna Venditelli incarna un Cesare autorevole, ma anche capace di appassionati slanci amorosi. Le sta accanto la Cleopatra sensuale di Emoke Baráth, dal fraseggio sempre ben calibrato. Margherita Maria Sala dona al personaggio di Cornelia un forte temperamento e una vocalità robusta, oltre a sfoggiare una perfetta dizione. Valerio Contaldo è un Tolomeo dal timbro piuttosto ingrato, comunque in grado di risolvere con destrezza l'ardua coloratura dell'aria conclusiva del secondo atto. Bravi infine Federico Florio e Filippo Mineccia, rispettivamente nei ruoli di Lepido e Achilla, entrambi ottimi fraseggiatori e altrettanto validi nel canto acrobatico. Grande successo in occasione della seconda rappresentazione, in una sala purtroppo non gremita come la circostanza avrebbe meritato.
Riccardo Cenci
16/8/2024
La foto del servizio è di Birgit Gufler.