Roméo et Juliette di Charles Gounod
chiude il Festival dell'Arena di Verona
Negli ultimi anni è consuetudine che il Festival all'Arena sia “chiuso” dalla ripresa dell'opera Roméo et Juliette di Charles Gounod. E' intenzione della direzione artistica proporre nell'anfiteatro la celebre opera sulle vicende della sfortunata coppia di amanti ambientata da William Shakespeare nella città veneta.
Lo spettacolo è una produzione della Fondazione Arena del 2011 per la regia di Francesco Micheli con scene di Edoardo Sanchi e costumi di Silvia Aymonino. Impianto minimalista ma imponente: due grandi strutture a semicerchio rotanti fungono da scenario di un ipotetico teatro Globe, la drammaturgia è sviluppata su mobili impalcature e scenari di dubbio gusto ma veloci nei cambi scena. Un ruolo fondamentale hanno avuto i bellissimi costumi, splendida la mano della signora Aymonino, sfarzosi e cromatici, i quali emergono con impatto predominante sulla spoglia scena. Dal punto di vista registico non ci sono le rivoluzionarie idee alle quali Micheli ci ha abituato, tutto si svolge secondo copione, magari con un'ambientazione astratta che non stona, in effetti, un amore giovanile contrastato dalle rispettive famiglie, è soggetto di tutti i tempi. Destano perplessità le costruzioni spaziali stile macchina da guerra e la cappella alchimista di Frère Laurent, come le scale continue che vorrebbero essere un omaggio a Verona città della Signoria degli Scaligeri. Entusiasma invece la scena finale, la morte degli amanti che cantano un duetto finale straziante per poi scivolare lentamente in platea e correre mano nella mano verso un destino non terreno con l'amore e la passione che li ha accomunati per tutta la loro breve esistenza.
Debuttava a Verona il direttore Jean-Luc Tingaud, ed è stata una felice sorpresa. Perfetto conoscitore del repertorio è stato un eccellente accompagnatore di voci, trovando colori orchestrali molto pertinenti e un ritmo narrativo d'elevata emotività. Non manca alla bacchetta del direttore la vivacità delle grandi scene d'assieme, anche semi danzate, ma trova un perfetto lirismo nelle cinque grandi pagine d'amore che costituiscono l'elemento primario dell'opera. Non è stato eseguito il balletto integrale del IV atto, come previsto dalla produzione iniziale, un vero peccato considerata la bacchetta e il buon corpo di ballo della fondazione Arena che meriterebbe più attenzioni.
Star della produzione è stato il tenore Vittorio Grigolo che in questo ruolo ha già fornito prove eccellenti a livello internazionale. Anche a Verona egli ha confermato le sue peculiarità vocali, tenore lirico molto morbido, eccellente fraseggiatore oltre ad una presenza scenica formidabile, un Romeo di classe e probabilmente il migliore del momento.
Lana Kos interpretava il ruolo di Juliette con correttezza. Precisando che il ruolo fu scritto per la Carvalho, soprano con peculiarità vocali eccelse sia nella coloratura sia nella zona centrale-grave, la Kos, come quasi tutte le sue colleghe doveva venire a patti con una partitura sovente scomoda. Infatti, nella prima parte e nel celebre valzer non era particolarmente brillante, ma si riscattava in seguito nella grande aria del veleno e nei duetti amorosi, dimostrando buone qualità interpretative, colore ed accento.
Le parti di fianco erano abbastanza calibrate, tuttavia emergevano Annalisa Stroppa, uno Stéphano vivace e puntuale nell'aria della tortorella, e Michael Bachtadze, un Mercutio preciso che ha ben eseguito la ballata della Reine Mab. Più sfuocati il Frère Laurent di Giorgio Giuseppini, il Tybalt di Cristian Ricci e il Duc de Vérone di Deyan Vatchkov. Completavano la locandina: Elena Serra (Gertrude), Carlo Bosi (Benvolio), Nicolò Ceriani (Paris), Dario Giorgelè (Grégorio), Enrico Marrucci (Capulet). Buon successo al termine ma pubblico scarso probabilmente sia per la serata fredda sia per il titolo, che non è certo di repertorio.
Lukas Franceschini
7/10/2014
Le foto del servizio sono di Ennevi.
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