Ccu ‘i nguanti gialli
al Brancati di Catania
La stagione 2016-2017 del Teatro Brancati di Catania prosegue con lo spettacolo Ccu ‘i nguanti gialli, di Luigi Pirandello, che sarà in scena fino al 22 gennaio. Il lavoro, tratto dalla novella Tutto per bene del grande agrigentino, è la traduzione in dialetto siciliano dell'omonimo dramma, rappresentato per la prima volta nel 1920 con protagonista Ruggero Ruggeri, e poi rielaborato in siciliano, col titolo appunto Ccu'i nguanti gialli. Con questo titolo, il dramma ebbe come primo protagonista Angelo Musco, nel 1921.
La versione che è andata in scena al Brancati, per la regia di Turi Giordano e le scene di Susanna Messina, tendeva ad accentuare l'aspetto verista-naturalistico del lavoro, con una gestualità talvolta esagitata e una recitazione a tratti convulsa e un po' caricata non ben in linea con il carattere del teatro pirandelliano, che richiede un'impostazione più misurata, a momenti straniata, e comunque non naturalistica nel senso stretto del termine.
Turi Giordano invece, calcando la mano sull'aspetto dialettale, ma dimenticando nel contempo che sempre di Pirandello si tratta, e di un Pirandello che, nel 1920, ha ormai ben maturato i capisaldi della sua poetica, ha lasciato per così dire troppa libertà agli attori, in special modo a Evelyn Famà (Parma Teri) e a Riccardo Maria Tarci (il commendatore Nicosia), che hanno di fatto impresso ai loro personaggi caratterizzazioni parecchio vernacolari, soprattutto per quel che riguarda la velocità di recitazione, sprecando di fatto molte battute essenziali e utilizzando una gestualità, specie la Famà, più consona a Martoglio che a Pirandello.
Più misurata invece Margherita Mignemi, nei panni di Donna Sabedda: ha recitato con compostezza, evitando le secche di una gratuita comicità che sarebbe stata assolutamente fuor di luogo. Sulla stessa linea Maria Rita Sgarlato (Donna Pippinedda), specialmente nel secondo tempo, mentre nel primo la recitazione è stata ostacolata dal continuo andirivieni tra le corbeilles di fiori che si trovavano sulla scena.
Miko Magistro, nel ruolo del protagonista Don Masinu Teri, ha supplito con la sua grande esperienza alla non perfetta congenialità di una parte che avrebbe richiesto una recitazione più compassata, straniata, meno gesticolante e roboante a tratti, ma soprattutto, anche qui, a sottolineare che si tratta essenzialmente di una manchevolezza registica, minori andirivieni sul palcoscenico e più pause all'interno delle battute chiave, spesso sprecate e buttate lì, complice anche un commento musicale che spesso e volentieri sovrastava gli attori, oltre a essere proprio fuor di luogo da un punto di vista sonoro.
Un Pirandello dunque che ha parecchio sofferto dell'equivoco dialettale, nel quale è caduto purtroppo anche il regista.
Giuliana Cutore
8/1/2017
La foto del servizio è di Dino Stornello.
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