Il Messiah di Georg Friedrich Händel
al Teatro Bellini di Catania
Venerdì 14 aprile è ritornato dopo più di sessant'anni d'assenza il Messiah di Händel al Teatro Massimo Bellini di Catania, dopo quello curato dalla SCAM (Società Catanese Amici della Musica) il 22 aprile 1954 e messo in opera dall'Orchestra Nordwest-Deutsche e dal Coro Detmolder Singerverein con la direzione di Kurt Thomas.
Ad eseguirlo sono stati l'orchestra ed il coro del nostro teatro sotto l'oculata e sapiente guida di J. David Jackson, guida che è riuscita senza dubbio a dare ampio respiro a un oratorio che vuole riassumere la vita di Cristo dall'avvento alla resurrezione, dagli annunzi messianici al trionfo della nuova fede. Per quanto dalle pagine della partitura trasudi anche la versatilità del grande compositore di Halle per il teatro, aleggia tuttavia in essa un che di maestoso e di solenne, che affiora non solo dalla forma ma anche e soprattutto dal profondo sentimento di partecipata religiosità che la pervade dall'inizio alla fine. In tutto l'oratorio in realtà il coro è al centro dell'azione musicale e le arie si rivelano ampie, estese e luminose.
E proprio il coro del nostro teatro, preparato con grande cura, meticolosità e professionalità dal maestro Ross Craigmile, ha senza dubbio esibito alta coesione d'insieme, precisione negli attacchi e ottima conduzione e risoluzione del dettato omofonico e polifonico, riuscendo a trasmettere alla platea un suggestivo afflato mistico e spirituale, pregno di sofferta e partecipata trascendenza.
Le voci soliste Elena de la Merced (soprano), Mary Phillips (contralto), Elgar Llyr Thomas (tenore) e Josep-Miquel Ramon (baritono) sono intervenute con estremo garbo e sobria disinvoltura ma non con altrettanto animus spirituale, appiattendo e comprimendo alquanto lo slancio ieratico assegnato alle loro parti e mantenendo di fatto la loro performance al di qua della parete corale, non riuscendo a fondersi e confondersi con essa. Di singolare suggestione l'intervento del tiorbista Silvio Natoli che ribadiva il sapore arcaizzante di una sacralità oggi oramai poco partecipata, quasi del tutto assente e desueta nella maggior parte della produzione religiosa moderna e contemporanea.
Il pubblico presente in sala ha mostrato di gradire molto l'esecuzione dell'oratorio e ha chiesto a gran voce il bis che è stato il passo del celeberrimo Hallelujah. Riteniamo che la messa in scena di un capolavoro come il Messiah di Händel sia stato comunque un modo appropriato e congruente da parte della dirigenza del nostro teatro di celebrare le festività pasquali nella nostra città.
Giovanni Pasqualino
15/4/2017
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.