RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Onomatopea e fusion etniche a Siracusa

Carlo Cattano.

Sono ormai diversi anni che la città di Siracusa è attiva nella promozione della musica jazz. Incontri singolari e suggestivi che permettono alla cittadinanza di godere di alcune ore di musica di qualità facendo conoscere ad un pubblico (si spera) sempre più vasto le magie alchemiche di un mondo musicale sempre in grado di regalarci emozioni forti e farci scoprire (a chi già non li conoscesse) i jazzmen più talentuosi della nostra bella Sicilia. Questa volta è toccato all'associazione “Labirinti Sonori” diretta da Stefano Maltese, certamente un nome noto agli appassionati siciliani di jazz (e non solo), organizzare tre concerti tra il 5 ed il 7 settembre all'Antico Mercato di Ortigia di Siracusa, da anni teatro prediletto di molteplici rassegne jazz nel capoluogo aretuseo. La rassegna, intitolata “Itinerari del jazz contemporaneo”, giunta alla sua decima edizione, è stata realizzata in collaborazione con Rai Radio3 e patrocinata dal Comune di Siracusa. Venerdì 5 settembre abbiamo assistito al primo concerto, in cui si sono esibiti il trio di Carlo Cattano e quello di Gianni Gebbia.

Lentinese di nascita, sassofonista e flautista, Carlo Cattano è l'ideatore di un progetto musicale incentrato sulla fusione di diversi stili, proponendo una panoramica che include le ultime acquisizioni in campo jazzistico applicate alla cultura musicale mediterranea e alla tradizione popolare. La sezione ritmica è formata da Filippo Dipietro al contrabbasso e Antonio Moncada alla batteria. Cattano, che per il concerto ha utilizzato un sax baritono, ha proposto musiche di sua composizione, tra cui un blues con cui ha aperto il concerto, che mostrava la predilezione del trio per la ricerca ritmica, con continui cambi di tempo e metro all'interno del brano che tornavano ciclicamente. Il secondo pezzo, dedicato al batterista Antonio Moncada, ha messo in evidenza le qualità d'improvvisatore di Cattano, con emissioni di suono che ricreavano immagini onomatopeiche di suoni e rumori della natura di immaginifica suggestione. Per il terzo brano, dedicato alla moglie, Cattano ha suonato il flauto, proponendo un percorso di grande intensità emotiva dal sapore mediterraneo. Nel quarto brano ha avuto modo di brillare Antonio Moncada, con un lungo assolo di batteria di vibrante intensità e complessità ritmica e che, in un paio di brani, ha avuto modo di intensificare la ricerca timbrica dell'improvvisazione utilizzando lo xilofono. Anche Filippo Dipietro ha avuto il suo momento di ribalta, proponendo improvvisazioni che spiccavano per lo sviluppo ritmico.

Gianni Gebbia.

Palermitano, classe 1961, autodidatta oltre che pittore e appassionato di grafica (ha ideato personalmente le copertine di molti suoi dischi) il sassofonista Gianni Gebbia ha al suo attivo oltre trent'anni di attività e più di trenta incisioni discografiche, suonando in parecchie rassegne nazionali ed internazionali ed esibendosi con molti nomi di rilievo del panorama jazzistico mondiale. Il Magnetic trio, con cui si è esibito, è nato lo scorso anno con lo scopo di condensare le svariate esperienze ed il lungo lavoro di ricerca maturato nel corso della sua carriera. Nella serata ha infatti proposto composizioni originali, alcune delle quali risalgono agli anni ottanta. Lo accompagnano in questo progetto Gabrio Bevilacqua al contrabbasso e Carmelo Graceffa (originario della provincia di Agrigento, formatosi alla scuola di jazz di Groningen in Olanda con il sassofonista Michael Moore ed il batterista Han Bennink) alla batteria. La sua musica rappresenta un condensato di numerose esperienze, tra cui lui steso ama ricordare Rock in Opposition, il nuovo Folk, il jazz del grande Ornette Coleman e la no wave newyorchese degli anni ottanta. Ne nasce uno stile fusion in cui si mescolano diverse influenze, tra cui anche un forte interesse per le tradizioni popolari, come dimostra il brano d'apertura in cui, col suo sax soprano, ha fatto rivivere il suono tipico delle launeddas sarde ed un gusto più in generale incline alla musica orientale che ci ricorda anche i melismi ebraici. Tutte le sue musiche sono contraddistinte da un approccio minimalista, in cui un inciso molto breve e immediatamente riconoscibile viene sottoposto ad infinite variazioni ritmiche ed espressive che conducono l'ascoltatore in un viaggio attraverso le molteplici possibilità dell'arte dell'improvvisare. Anche Gebbia dimostra interesse per l'onomatopea ricreando in un brano l'effetto illusionistico del cinguettio degli uccelli. I concerti sono stati introdotti da Enrico Vita, insegnante di storia del jazz al conservatorio Corelli di Messina e collaboratore della rivista Musica Jazz, che ha spiegato con un linguaggio semplice ed accessibile anche per i neofiti il significato di musiche che a tutta prima sembrano destinate solo ad iniziati e amanti fanatici del genere.

Benedetto Ciranna

8/9/2014