La porta della legge
Il Teatro La Fenice presenta al Teatro Malibran la prima italiana dell'opera La porta della legge di Salvatore Sciarrino, che fu creata all'Opernhaus di Wuppertal il 25 aprile 2009.
L'opera, o meglio, “quasi in monologo circolare” come l'ha definita l'autore, è tratta dal racconto Davanti alla legge di Frank Kafka, dalla quale il compositore ha anche stilato il libretto. Proporre oggi un testo simile è quanto mai paradossale, e il lettore avrà già capito perché, ma non voglio addentrami in vicende giuridiche che esulano il compito del recensore. La vicenda dell'uomo che vuole e chiede giustizia, trova una porta che non potrà valicare, sempre rifiutato da uno scribacchino, il quale lo invita ad attendere (trovando altre “strade”) e solo alla fine della vita, vecchio ed avvilito, il protagonista avrà il coraggio di chiedere perché nessun altro ha varcato la porta, la cinica e beffarda risposta del funzionario non si fa attendere: quella porta era solo per lui, ed ora alla sua morte sarà chiusa per sempre. Avvincente soggetto ove l'individuo è schiacciato dal potere, un potere identificato nello stato burocratico, tema quanto mai attuale, e probabilmente sempre presente nell'esistenza umana, qui ancor più evidenziato dalla figura del burocrate. Fondamentale il concetto “circolare”, la denominazione adottata dal compositore, si può dedurre che lo scontro con la burocrazia è continuo ed infinito. Il libretto è sovente ripetitivo e non ottiene particolari risultati che possano coinvolgere lo spettatore, non si tratta di sintesi, ma di drammaturgia stantia e continua che nei settanta minuti dell'opera non trova particolare enfasi.
Musicalmente lo spartito di Sciarrino è un abbozzo di suggerimenti, strumenti che evocano suoni della natura, o rumori del palazzo supremo. La partitura è molto elaborata e di struggente dinamica ripetitiva che approda più nel descrittivo che nel pieno colore orchestrale.
Lo spettacolo era quello della prima assoluta a Wuppertal, il regista Johannes Weigand crea un'atmosfera minimalista, cupa, fredda ed astratta, il gesto è diradato ed incisivo, ma l'unico momento emozionante è il finale ove la scena offre una visione molteplice di tantissime porte (moventi stile ascensori) che rappresentano la porta della legge di ognuno di noi. Lineare la scena, formali i costumi, create entrambi da Jurgen Lier.
Tito Ceccherini, direttore e maestro concertatore, è attento ai dettami del compositore con perizia meticolosa, trovando una lettura ricca di colori e sonorità impressioniste, assecondato in questa difficile partitura dall'ottima orchestra locale.
Bravissimi i tre interpreti. Ekkehard Abele, afflitto ma insistente Uomo 1, Michael Tews, sadico e sfrontato Usciere, Roland Schneider impotente Uomo 2; tutti hanno reso il loro ruolo con vocalità precisa e variegata assieme ad una recitazione di grande fascino non perdendo mai il senso narrativo.
Teatro semideserto, i titoli di musica contemporanea non attraggono il grande pubblico, ma quello presente ha tributato un vibrante successo alla compagnia.
Lukas Franceschini
25/11/2014
La foto del servizio è di Michele Corsera.
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