RECENSIONI
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Barcellona

Un aristocrata del canto

A quasi dieci anni dal suo ultimo concerto al Liceu è tornato alla ribalta del Teatro Simon Keenlyside, nel bel mezzo delle repliche de Le nozze di Figaro alla Scala, dove offre un definitivo ritratto del Conte – ma non è per questo che ho scritto come titolo della recensione uno così poco originale ma meritatissimo.

Essere un aristocrata del canto sembra sinonimo, oggi più che mai e quasi fatalmente, di essere noto ed apprezzato solo da una parte non grandissima del pubblico, per niente una ‘star' tipo quelle della musica pop con tanto di marketing dietro, anche se non sempre poi si dimostrano all'altezza della fama, se cancellano due volte su tre in concerti e via discorrendo. Per quanto riguarda il pubblico che si precipita poi a vedere – più che ascoltare o almeno sentire – un ‘grande nome', ho visto su questo stesso palcoscenico in un teatro gremitissimo dopo una sessione di Lieder di uno di questi fenomeni parecchie persone infastidite –e tutte di una certa età – perché non riuscivano ad ottenere nemmeno un bis. Per la precisione, il programma era il Viaggio d'inverno di Schubert... Per finire l'excursus: se l'evoluzione ‘in qualità' del pubblico si può considerare molto favorevole – solo un cellulare, nessun rumore o conversazione come quell'ultima volta di Keenlyside – non so se si debba attribuire alla relativamente scarsa ‘quantità'. Può sembrare incredibile, il fatto però si riproduce anche altrove, e non solo in enormi sale di teatri lirici in ogni latitudine, ma un artista di questo livello con in più un maestro di lusso al pianoforte quale Malcom Martineau, che non passa da queste parti ogni anno, e del quale si avrebbe invece grande bisogno, e un programma che rispecchia l'enorme valore di entrambi non sono in grado di suscitare una forte presenza di quanti dicono amare la musica classica e quella vocale in particolare.

Eppure si trattava di vere e proprie ‘delicatessen', alcune meno note di altre. Apriva il concerto una serie di canzoni russe di Glasunow, Rachmaninov e Cajcovskij – la serenata di Don Giovanni, più ‘operistica' e con degli acuti, era la più applaudita –ovvio che, com'è noto, il personaggio fa per questo baritono – ma in modo alcuno l'‘unica', perchè dall'inizio si potevano apprezzare la facilità per il legato, il fiato e le sue leggendarie mezzevoci, e naturalmente la padronanza della lingua e la capacità per far capire il contenuto dei testi. Il pubblico cominciava a scaldarsi sul serio nella sezione seguente, quella riservata alla ‘mélodie': se il suo Duparc era esemplare (da tempo non sentivo così la ‘Chanson triste', ‘Le manoir de Rosemonde' e la più diffusa ‘Phidylé'), l'ironico e ‘piccante' Poulenc (le ‘chansons gaillardes'), detto, cantato e letteralmente interpretato con una gestualità incredibile in modo contemporaneamente sottile e svergognato portava l'incandescenza alle stelle.

Nella seconda parte, dopo essersi tolto la cravatta che lo disturbava assai, in uno di quei suoi gesti spontanei che ce lo rendono così vicino, abbiamo avuto lo Strauss meno ascoltato (quello ironico di ‘Nichts' e di ‘Junggesellenschwur', ma anche quello moderno di ‘Waldesfahrt') e quello più noto, tutto emozione e sensibilità, ‘Waldseligkeit'. Poi, per finire, non poteva mancare quell'amico congeniale al cantante, Franz Schubert. Impossibile scegliere tra due dei ‘Lieder' che interpreta con più frequenza – ‘Alinde' con l'effetto ‘eco' da brivido e quelle ‘Sterne' che nella sua voce brillano ancora di più – o altre come ‘Geheimes','An der Mond in einer Herbstnacht' e altre due che anche ricorrono nei suoi programmi, il celeberrimo ‘Wanderer an der Mond' e il non meno noto ‘Abschied' dall'ultimo ciclo, quello chiamato ‘Canto del cigno'.

Poi, tre omaggi: di nuovo Strauss (la popolarissima, a giusto titolo, ‘Ständchen'), Mahler (l'incantevole e difficile, per il bisogno di tantissimo fiato, ‘Wer hat dies Liedlein erdacht') e, per finire in bellezza, quelle meravigliose ‘Nachtviolen' di Schubert, accolte dal pubblico in un silenzio quasi religioso.

Jorge Binaghi

23/11/2016

Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.