La storia delle colonne sonore
a Valverde in Arte 2016
Le emozioni della pellicola cinematografica, trasposte nell'avvicendarsi descrittivo e narrativo della musica, hanno conquistato il numerosissimo pubblico intervenuto nel Chiostro del Santuario della Madonna di Valverde, all'incontro di successo dell'ensemble Italian Brass Band, nell'ambito della rassegna “Valverde in Arte 2016”, che si protrarrà fino al 12 agosto sotto la direzione artistica di Giovanni Cultrera. Promossa dal Comune della cittadina etnea, alla presenza del sindaco Rosario Giuseppe D'Agata, grazie all'assessore al Turismo Luigi Torrisi, al coordinamento della presentatrice Clara Pennisi e alla disponibilità di Padre Nei Marcio Simon, la Kermesse è giunta alla quarta manifestazione che ha proposto La storia delle colonne sonore, un piacevole excursus di motivi celeberrimi, tra brani originali e pezzi arrangiati da vari autori. È stata la puntigliosa e autorevole bacchetta di Salvatore Distefano a tenere in pugno la nutrita formazione di trentacinque elementi (per l'occasione trentotto), che, costituitasi nel 2001 sulla scia della tradizione anglosassone, rappresenta il punto di arrivo, suscettibile di evoluzioni, del laboratorio di Musica d'insieme di ottoni e percussioni dell'Istituto Musicale di Alta Formazione Musicale “Vincenzo Bellini” di Catania. Pertanto l'ensemble si compone di attuali allievi, di ex alunni che hanno intrapreso la carriera di musicisti e di qualificati docenti dell'istituto musicale catanese e dell'orchestra del Teatro Massimo Bellini, come l'abilissimo trombettista Carmelo Fede, prima tromba stabile dell'organico orchestrale, nonché docente all'istituto Bellini, distintosi in Theme for trumpet di Michele Mangani (scritto per il trombettista Marco Pierobon). Così, adottando la tromba in luogo della cornetta e il corno francese nelle veci di Tenor Horn, tra le fila ben scandite dall'impronta percussiva unitaria di Giovanni Caruso, con l'apporto incisivo del cornista Angelo Bonaccorso, dei trombonisti Camillo Pavone e Giuseppe Mangiameli, un ensemble attento e solerte agli input agogici del maestro concertatore, elargiva un'originale e ricca locandina: da Luther Vandross ad Alan Menken con i rispettivi A brand new day (poi bissato insieme a Eye of the tiger dal film Rocky IV, di Sullivan-Peterik) e Beauty and the beast, da La strada di Nino Rota a Pearl Harbor di Hans Zimmer, abbiamo percepito un'urgenza ritmica incalzante e in particolare un'affabile malinconia mista a toni giocosi col retrogusto amaro di sapore felliniano, sull'ineluttabile destino di vite forgiate o falciate dalla strada; tra andamenti ben marcati sull'evento bellico del 1941, nello storico porto hawaiano della seconda guerra mondiale, accanto ai toni danzanti di storie della Walt Disney, o ritmi scanzonati, con schiocco di dita in Oh no! di Jeffrey Agrell.
Non è mancato poi il dinamismo e la suspense da fantascienza di un acceso Star wars di John Williams, o da spionaggio in My name is Bond (Norman, Burt, Bricuse &Newley) tra le spianate di melodie avventurose in The last of Mohicans (Trevor Jones) e un nostalgico quanto stuzzicante Grease (Gibb, Jacobs, Farrer), notissimo musical scritto nel ‘71 da Jim Jacobs e Warren Casey (sino all'omonimo film del '78), che ci ha rievocato il dolce timbro di Olivia Newton John e le movenze di uno spericolato John Travolta. Un'occasione rasserenante in un momento di grave precarietà sociale, con viva soddisfazione di Cultrera per la valenza di una musica che sa giungere a tutti, di gran lunga applaudita da un uditorio festoso.
Anna Rita Fontana
25/7/2016
La foto del servizio è di Giovanni Torrisi.
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