Musica delle tenebre
al Teatro Massimo Bellini di Catania
Fin dai tempi più remoti la musica ha avuto oltre alla funzione rasserenante e rilassante da un lato anche quella eccitante e qualche volta perfino inquietante dall'altro. Theodor Adorno osservava acutamente: «La musica è la manifestazione immediata dell'istinto ed insieme l'istanza che tende a mitigarlo. Se è vero che scatena la danza delle Menadi e si sprigiona dall'ammaliante flauto di Pan, è pur vero che essa risuona anche nella lira di Orfeo, attorno al quale i fantasmi dell'istinto si raccolgono ammansiti.»
Fra i brani fortemente perturbanti della tradizione occidentale possiamo porre certamente come archetipo il Dies irae (Giorno dell'ira), scritto intorno al 1250 da Tommaso Celano, amico e biografo di San Francesco d'Assisi, il cui testo svolge il tema del Giudizio Universale, venendo adattato poi ai vocalizzi di un Alleluja preesistente. La suggestività del motivo, terribile ed affascinante nello stesso tempo, attrasse l'attenzione di grandi compositori, soprattutto del periodo romantico che lo inserirono, in forma più o meno variata, in alcune importanti loro opere. Non possiamo dimenticare che lo stesso regista Stanley Kubrick ne incluse il motivo principale in alcune sequenze di quel capolavoro del brivido che fu il film Shining con Jack Nicholson come protagonista.
Il concerto al Teatro Massimo Bellini di Catania di venerdì 22 aprile (con replica sabato 23) ha imperniato il suo percorso integralmente su musiche dalle perturbanti e tenebrose sonorità, dalle quali si sprigiona magmaticamente un irrefrenabile sapore cupo, saturo di arcano mistero e macabri riferimenti magici ed esoterici. Il programma infatti si sviluppava dai Due episodi dal Faust di Nikolaus Lenau S 110, alla Totentanz S 126, a Una notte sul Monte Calvo di Modest Musorgskij, alla Danza Macabra op. 40 di Camille Saint-Saens, per concludere con L'apprenti sorcier di Paul Dukas. Un itinerario che si dipanava insomma fra patti col diavolo, danze di morti, sabbah di streghe, riti satanici, balli di spettri e scheletri, irrefrenabili incantesimi e travolgenti sortilegi.
Leslie Howard ha interpretato in modo magistrale e assolutamente disinvolto la Totentanz, splendida parafrasi del Dies Irae di Tommaso da Celano, elaborata per pianoforte da Franz Liszt. Ai calorosi ed encomiastici applausi del pubblico etneo l'eminente artista ha risposto eseguendo con estrema raffinatezza e garbo una delle Consolazioni del compositore ungherese ed il Petit Caprice (Style Offenbach) di Gioacchino Rossini.
Il maestro Antonino Manuli ha diretto con la sua solita eleganza, accuratezza e precisone l'orchestra del nostro teatro, dalla quale spiccava nella Danse macabre la brillante esecuzione del primo violino Vito Imperato.
Giovanni Pasqualino
23/4/2016
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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