Love Letters
il romanzo epistolare a teatro
La stagione 2016-2017 del teatro Brancati di Catania prosegue con Love Letters, di A. R. Gurney, in scena dal 20 aprile al 7 maggio. La commedia, rappresentata per la prima volta a Broadway nel 1990, è esclusivamente incentrata sul rapporto epistolare tra un uomo e una donna che, conosciutisi nella prima infanzia, continuano a coltivare tale rapporto, ambiguo per molto tempo, ma infine esplicitamente amoroso: le lettere, colloquiali e dalle tematiche assolutamente quotidiane, dipingono una donna ricca, artistoide ma molto sicura di sé e decisamente alternativa rispetto alla morale corrente, mentre l'uomo, da un'iniziale condizione piccolo borghese, si eleva sino a diventare senatore degli Stati Uniti, con conseguente totale ossequio al perbenismo morale, con contorno di matrimonio con prole, che gli permette di essere gradito all'opinione pubblica, gradimento elettorale cui non vuole assolutamente rinunciare. A questo punto, quando i due amici d'infanzia hanno ripreso la loro relazione amorosa, di necessità clandestina, le parti si invertono, ed è l'uomo a essere la parte dominante, mentre la donna, che vede in lui forse l'unica garanzia di continuità esistenziale della sua vita alternativa, diviene quasi schiava di tale relazione, giungendo addirittura a lasciarsi andare fino alla morte, quando il senatore la lascerà per non perdere il favore del suo elettorato.
Una storia tutto sommato interessante e polemica, ma che purtroppo sul palcoscenico non rende affatto, soprattutto per la sua forma epistolare che, giocoforza, ha imposto ai due attori, Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi, di recitare sempre seduti, su due piccole scrivanie, unico arredo di un palcoscenico per il resto desolatamente spoglio e privo di qualsiasi attrattiva per lo spettatore. Infatti, se la forma epistolare, quando non sia condotta da mani magistrali, mostra già la corda nella narrativa, sia da un punto di vista strutturale che di dinamica interna, in teatro diventa vettore di una monotonia di fondo a lungo andare francamente insostenibile. Il lavoro sarebbe forse stato più accattivante per radio, ma avrebbe avuto bisogno comunque di un testo meno colloquiale, le cui tematiche dalla singola vicenda amorosa si slargassero a tematiche esistenziali e non puramente soggettive, e in particolare avrebbe necessitato di lettere più lunghe, onde permettere agli attori di proporre monologhi di una certa rilevanza e non solo scarni bigliettini fatti talvolta di pochissime parole, o di una sola addirittura, con un effetto di battibecco a distanza, senza alcuna concessione alla mimesi, francamente insostenibile.
Una commedia insomma che prometteva molto più di quel che ha mantenuto, nonostante gli sforzi di due attori quali Lia Tanzi, senz'altro la più valida soprattutto per nonchalance e capacità di usare la voce come una tavolozza timbrica, mentre Pambieri è parso come fuori ruolo, affaticato, e talvolta quasi incespicante.
Applausi poco più che di cortesia da parte dello scarno pubblico, che più volte ha manifestato garbatamente la propria perplessità durante la rappresentazione.
Giuliana Cutore
24/4/2017
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