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Fulvio Fulgonio, un librettista dimenticato,

nel 120° anniversario della morte

Pubblichiamo di seguito un breve ricordo del valente letterato Fulvio Fulgonio, di cui quest'anno intendiamo commemorare su Bellininews il 120° anniversario della morte. Egli nacque a Firenzuola d'Arda in provincia di Piacenza, il 24 maggio del 1832 da Giovanni e Carlotta Bucciarelli. Cominciò la sua attività letteraria poco più che ventenne con il dramma Amore e poesia e qualche anno dopo fece rappresentare a Piacenza altri due drammi: Visione e Il medico e l'orfanello ai quali nel 1861 seguì il dramma più maturo e valido Zuleica . All'attività drammaturgica affiancò quella del giornalista e dello scrittore collaborando con la rivista democratico-repubblicana L'Agitatore. Nel 1869 si trasferì e stabilì a Milano dove strinse amicizia con Arrigo Boito, Antonio Ghislanzoni, Giuseppe Giacosa, Luigi Illica, Ferdinando Fontana, Giacomo Panizza e altri poeti e scrittori dell'ambiente scapigliato, scrivendo articoli e critiche dal 1872 sul Gazzettino rosa , foglio fondato da Achille Bizzoni e Felice Cavallotti, dove si firmava con vari pseudonimi: Farfarello, Marameo e Strimpellatore. In questo periodo scrive il dramma Torquato Tasso e la tragedia Beatrice di Tenda che verrà rappresentata nella città meneghina nel 1873.

Dal dramma del 1871 I pezzenti di Felice Cavallotti, ispirato al racconto di Emanuele Gonzales Les iconoclastes ou les briseurs d'images, Fulgonio trasse un buon libretto con il titolo omonimo che sarà messo in musica dal compositore sardo Luigi Canepa e che verrà rappresentato alla Scala di Milano il 20 settembre del 1874 con un successo non pieno perché condizionato, come rimproverò la critica al compositore, da una compagnia di canto alquanto inadeguata. Fulgonio fu fedele alla trama del testo teatrale e arrivò perfino a riportare integralmente nel testo del libretto perfino i versi di due inni del dramma di Cavallotti: L'inno dei pezzenti e la Preghiera di Maria. Nel 1878 diede vita a due libretti, Il pazzo d'Evora per la musica di Emilio Ferrari e Gitanella per la musica di Alfredo Gorè. L'anno dopo trasse dal dramma shakesperiano Riccardo III un libretto che venne anche questo musicato da Luigi Canepa, rappresentato al teatro Carcano di Milano il 10 novembre del 1879 suscitò non solo le lodi della critica ma anche quelle di Giuseppe Verdi e Amilcare Ponchielli.

Il 16 ottobre del 1880 al teatro Dal Verme venne rappresentato il dramma lirico in quattro atti I Moncada scritto per la musica dell'amico compositore Romualdo Marenco. Il 7 febbraio del 1882 alla Scala venne presentato il dramma lirico di Fulgonio Bianca di Cervia per la musica di Antonio Smareglia. Seguì il dramma Tito Vezio musicato da Alberto Giovannini e rappresentato per la prima volta al teatro Argentina di Roma il 19 febbraio del 1884. Poi Fulgonio scrisse il libretto Nestorio musicato da G. Gallignani e presentato alla Scala di Milano il 31 marzo 1888. L'ultimo melodramma scritto dal valente e prolifico librettista fu Dal sogno alla vita musicato da Virginia Mariani Campolieti rappresentato per la prima volta a Vercelli al teatro Civico il 15 febbraio del 1898 e al Politeama di Genova il 16 maggio 1899.

Assieme a Charles Alfred Byrne scrisse il libretto del dramma lirico in un atto Gabriella, musicato da Emilio Pizzi (Boston, Music Hall, 25 nov. 1893) nella versione in inglese di Mowbray Marras e interpretato dalla committente Adelina Patti. L'opera fu poi eseguita all'Auditorium di Chicago (18 gen. 1894), alla Carnegie Hall di New York (16 mar. 1894), all'Albert Hall di Londra (2 giu. 1894) e al Covent Garden (6 ott. 1902).

Nel corso della sua vita collaborò anche a vari periodici dell'epoca quali La farfalla, La Commedia umana, Il trovatore, L'Arte drammatica e varie altre riviste anche umoristiche. Fu anche un passionato enigmofilo presso Il Secolo di Lombardia, del quale fu collaboratore assiduo inviando quasi giornalmente una sciarada su vari argomenti umoristici, storici e di attualità. Nel maggio del 1904 vari disturbi fisici fecero sì che venisse ricoverato presso il padiglione Litta dell'ospedale Maggiore di Milano dove gli venne diagnostica una forma di tumore grave avanzato che lo portò alla morte il 24 luglio seguente.

Lo scrittore Roberto Sacchetti nella sua memoria “La vita letteraria”, contenuto nel volume collettaneo Milano 1881, realizzato nell'anno dell'Esposizione Nazionale e comprendente anche brani di Carla Riccardi, Luigi Capuana, Giovanni Verga, Eugenio Torelli Viollier, Neera e Raffaello Barbiera, ci ha lasciato un ritratto commovente e toccante dell'eccentrico ma integerrimo librettista: “…Fulvio Fulgonio, predestinato fin dal battesimo alla letteratura dei libretti d'opera, ottima pasta d'uomo, indulgente con tutti, anche con la fortuna che lo maltratta da oltre quarant'anni, che è sempre al verde e tien nota scrupolosa de' i suoi debiti. Qualche anno fa aveva un conto piuttosto inveterato col caffettiere, e questi una sera gli fe' negare il solito caffè: allora lui s'appressò al banco e avuta spiegazione e conferma dell'ordine disumano con tutta serietà gli disse: ‘Mi dia dunque venti centesimi perché possa andarlo a prendere in un altro posto'. Alcune settimane dopo negoziò una buona transazione per un amico ricco che gli regalò, in premio 2500 lire: lui pagò tutti i suoi creditori e la sera venne al caffè vestito di novo, colla borsa leggera e il cuore più leggero ancora. Ha un figlio in collegio e un suo parente paga per mantenervelo una pensione di ottocento franchi: Fulvio Fulgonio riscuote lui il semestre e lo spedisce regolarmente: non toccherebbe quei denari fosse digiuno da due giorni”. Altra testimonianza sul librettista emiliano oggi ingiustamente dimenticato ci ha lasciato Angelo De Gubernatis il quale scrisse che occupava “il seggio da pontefice nelle discussioni del caffè del teatro Manzoni”.

Ringrazio la dott.ssa Patrizia Florio, bibliotecaria del Conservatorio G. Niccolini di Piacenza, alla quale devo il ritrovamento della rara fotografia di Fulvio Fulgonio pubblicata sulla rivista Musica e Musicisti del 15 agosto 1905 ed edita da Ricordi.

Giovanni Pasqualino

23/7/2024