Barcellona
Tornarono le farfalle
Madama Butterfly si è spezzata di nuovo le ali per finire la stagione del Liceu. Con molto successo e molto pubblico (qualcuno pensava che Cio Cio San fosse il nome della cantante, ma speriamo che sia stata l'eccezione...) ma non il tutto esaurito di qualche mese fa.
Il cast che ho visto (ce n'erano tre compagnie diverse per i ruoli principali), importante sulla carta, non lo è stato poi così tanto almeno in quella precisa recita (luglio 23). Diciamo subito che principale responsabile era il volume (delle volte puro chiasso, come l'inizio o il preludio), la pesantezza, la svogliatezza dell'orchestra di Daniele Callegari (perfino nelle scene di conversazione del secondo atto). La produzione era sempre la stessa di Leiser e Caurier, molto lontana questa volta delle intenzioni originarie (battere di ali di farfalla non si è visto, per esempio), ma sempre funzionale (già qualcosa), e così l'interesse ricadeva tutto sui cantanti e le loro capacità vocali e sceniche.
Non è il migliore dei momenti né il migliore dei ruoli oggi come oggi per Patricia Racette, al suo debutto a Barcellona: quest'eccellente cantante e ottima attrice presenta adesso un timbro scuro e metallico senza possibilità di molte sfumature (e le mezze voci mancano all'appello o quando ci sono non sono sempre meravigliose), un estremo acuto aspro, poca flessibilità e, per fortuna solo durante l'arrivo della geisha (ma è un momento fondamentale) un vibrato non controllato che già alla fine dell'atto primo era sparito quasi del tutto. Era anche il debutto, nei panni di Suzuki (!), di nientemeno che Marie Nicole Lemieux, nell'insieme la più brava di tutti perchè, in un repertorio che in principio non è il suo, fraseggiava, sfumava e interpretava in modo davvero straordinario e faceva sfoggio di un materiale superbo. Fabio Capitanucci ci offriva un eccellente console su tutti gli aspetti, e lo sarebbe stato ancora di più se nell'atto primo non avesse toccato pure a lui fare i conti con l'orchestra. Stefano Secco, in un teatro delle dimensioni del Liceu, metteva ancora più di rilievo le limitazioni di timbro e di proiezione, e nel registro acuto – quello più interessante – si registravano quasi sempre tensioni (non sempre di sua responsabilità ma quando si deve giocare a gara con l'orchestra per forza di cose si spinge). Tra tutti gli altri spiccava il Goro di Francisco Vas, sia come attore che come cantante. Bene il coro e interessante la prova di Roberto Accurso (Yamadori) nel suo duplice aspetto di artista e cantante.
‘Adeguati' nella misura delle loro possibilità (con una Kate inudibile) gli altri.
Jorge Binaghi
26/7/2013
Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.
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