Le forme della poesia e la musica
di Lina Maria Ugolini
Ancora un volume che si interroga sul rapporto tra poesia e musica, nell'interessante incontro tenutosi al Teatro Machiavelli, promosso dall'Associazione Ingresso Libero e dalla Fondazione Lamberto Puggelli. Un rapporto antico quanto la storia della musica, come ha rilevato il musicologo Giuseppe Montemagno che ha condotto insieme al docente Riccardo Insolia la riflessione critica del testo Le forme della poesia e la musica di Lina Maria Ugolini (Villaggio Maori Edizioni, 2016), drammaturga, scrittrice, musicologa e contafiabe, nonché docente di Analisi delle forme poetiche all'Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini”. In apertura Insolia ha evidenziato che il suddetto volume si muove lungo un itinerario didattico basato su una ricerca poetica personale che affianca a un'ampia finestra storica un laboratorio contemporaneo in collaborazione con studenti, colleghi e musicisti locali. Un excursus che ripercorre gli equilibri cangianti fra i due argomenti, poesia e musica, a proposito dei quali Montemagno ha citato il titolo del divertimento teatrale di Antonio Salieri, del 1782, Prima la musica, poi le parole?, dove il librettista in ritardo rimprovera al musicista che vuole riciclare la sua musica di riutilizzare un abito usato per una persona nuova, in quel caso il libretto approntato per l'occasione. Si tratta di due linguaggi che incontrandosi creano la forma poetico-musicale, secondo la Ugolini: due indeterminatezze, ovvero la musica come linguaggio dell'ineffabile che si presta a molte sollecitazioni catturando le emozioni o giocando su criteri matematici; e la poesia, che non esaurisce il suo significato nella struttura poetica, ma rimanda ad altro dilatando se stessa. Due momenti incompiuti che hanno in comune la scansione ritmica dei versi, nessuno dei quali si preferisce all'altro.
L'autrice specifica che nella poesia per musica (a differenza che nella poesia pura, molto densa e lunga) i versi devono strutturarsi in modo da creare un ritornello, un refrain, con rime tronche o semplici. E, cosa fondamentale, la forma deve essere ricostruita, reinventata senza perdere di vista il passato, facendo quindi un passo indietro per riformulare il presente, con le necessarie cognizioni sulla struttura di una sinfonia o del concerto grosso: che è la sfida della sperimentazione, reinventando la forma di pari passo con la reinvenzione del linguaggio. La veste grafica del volume (in questo caso in formato grande) come ha detto Giuseppe Torresi, direttore della collana Metamorfosi per la quale il libro è stato pubblicato, risponde all'esigenza di una fruizione corretta e agevole delle partiture in esso contenute. L'attenzione ai compositori del territorio da parte della Ugolini ha coinvolto alcune figure dell'attuale panorama siciliano, presenti all'incontro, come Marina Leonardi, docente dell'Istituto Bellini, Joe Schittino, molto apprezzato all'estero, e gli ex allievi della scrittrice Vincenzo Attardo e Carlo Festa. E proprio un pezzo di Sicilia contemporanea è stato voluto dalla Leonardi nella sua partitura manoscritta per voce femminile e pianoforte, Chi cciavi…..chi cciavi…..lu cori?, che l'attore Gianni Salvo ha ben scandito nelle sonorità ragusane e nel gioco onomatopeico sull'ambivalenza del significato, rendendo così tangibile il dialogo tra il cuore e il naso, tra il sentimento e l'olfatto. “Già suono e musica nelle sue componenti ritmiche, prosodiche e fonetiche” per la compositrice, il testo della Ugolini ha suscitato la sua immaginazione musicale attraverso reiterazioni, frammentazioni e richiami con giochi di memoria che alternano il sussurro al canto declamato, alla voce naturale mai lirica o alla voce timbrata, con un supporto pianistico che fa da cassa di risonanza. Un bagno di contemporaneità, di forte sapore espressionista, fra ghiribizzi vocali aforistici che interrogano e si interrogano, su scansioni inquiete di bassi al pianoforte, e balzi repentini alle zone impervie della voce.
Il fronte della ricerca è stato espletato anche da Vincenzo Attardo, che, concluso il triennio di musica elettronica all'Istituto Musicale “Vincenzo Bellini”, si è ispirato alla figura di Arrigo Boito e alla scapigliatura letteraria componendo Dualismo, a partire da un proprio testo, poi divenuto canzone, appunto ispirato a tale movimento. Una comunanza di intenti ludici e ironici con la Ugolini ha caratterizzato la produzione di Joe Schittino con la fiaba musicale Toccatutto non toccare, che ha vinto nel 2005 il primo premio assoluto al concorso Musica e fiaba di Sarzana ed è stato rappresentata al Piccolo Teatro con la voce recitante di Gianni Salvo. La musica del compositore, definita da lui stesso “come l'acqua che cercava una bottiglia”, ha ricevuto forma e direzione dalla poesia della scrittrice, guidata con vivissima ispirazione dalla grammatica della fantasia.
La serata è stata chiusa in bellezza dalla Band Cyrano, con a capo Carlo Festa nel ruolo di voce e chitarra, accanto a Salvatore Randazzo, violino, Sunah Choi, violoncello, Gabriele Randazzo, fagotto, e Mario Guarnera, tastiere. Spazio dunque anche al pop e alla canzone, nel repertorio di Festa (che ha frequentato i laboratori della Ugolini) con la ballata Telemaco, d'impronta politica, e le canzoni Dì e Livia. Una gradevolissima armonizzazione strumentale ha coinvolto l'attento pubblico del Machiavelli già entusiasta, tra le controversie sociali di una classe giovanile che naviga, in Telemaco, senza via d'uscita su un vascello, per mancanza di riferimenti culturali E ancora la band si prodigava in atmosfere dai variegati colori, dove la voce di Festa si spingeva libera, sempre alla ricerca di nuovi significati, quale cifra distintiva della serata, nell'agognata intesa tra poesia e musica.
Anna Rita Fontana
30/5/2015
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