RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Valentina Lisitsa

al Teatro Massimo Bellini di Catania

Un programma denso ed allo stesso tempo variegato quello offerto dalla performance di sabato 14 maggio della Stagione Sinfonica 2015/2016 del Teatro Massimo Bellini di Catania, col quale venivano proposti nel primo tempo il Concerto per pianoforte n. 2 in do minore op. 18 di Sergej Rachmaninov e nella seconda parte il poema sinfonico Don Quixote, Variazioni fantastiche su un tema cavalleresco op. 35 di Richard Strauss.

Avevamo avuto modo di ascoltare già qualche anno addietro Valentina Lisitsa al Teatro Antico di Taormina e ne avevamo apprezzato efficienza tecnica, nitida resa delle sonorità, tensione espressiva, forza muscolare, vigoria sonora. Assenti rimanevano dalla sua interpretazione la preziosa cantabilità melodica ed il raffinato cesello fonico tipici dell'effusione lirica latina. Allo stesso modo nello splendido concerto di Rachmaninov, eseguito fra l'altro in modo impeccabile, mancava proprio quella levità fascinosa e sensuale che dovrebbe caratterizzarne alcuni temi. Certo parliamo di difetti lievissimi che nulla tolgono alla possanza di un'artista davvero superba e prestante nel panorama del pianismo mondiale contemporaneo. L'eccellente interprete ha offerto all'entusiasta platea osannante del nostro Bellini ben tre bis: l'Étude S. 140 in sol diesis minore n°3 “La campanella” di Franz Liszt, lo Studio op. 10 n.° 12 in do minore detto “La caduta di Varsavia” di Friedrich Chopin ed il Preludio in sol minore n.° 5 op. 23 di Sergej Rachmaninov, eseguiti con alta maestria, eccezion fatta solo per lo studio di Chopin dove affioravano le lievi carenze di cui ho già accennato sopra.

Nel secondo tempo la talentuosa orchestra del Bellini è stata diretta con estrema classe ed eleganza dal maestro Damian Iorio, che ha fornito una lettura attenta e oculata ma nel contempo estrosa ed originale della partitura del Don Quixote di Strauss, della quale manifestava palesemente di aver capito, eviscerato e penetrato tutta la suadente e struggente poetica suggestione. Le parti solistiche affidate al violoncello del maestro Vadim Pavlov ed alla viola del maestro Bruno Boano hanno fatto affiorare e sbalzare tutta la prestanza ed efficienza professionale dei due musicisti, che ci è parsa di prestigiosa caratura e alta scuola.

A confermare la coivolgente bellezza del concerto ed il caloroso consenso riscosso registriamo per dovere di cronaca il sold out della replica di domenica 15 annunciato dal botteghino. Da segnalare infine il brillante e intelligente programma di sala redatto dalla giornalista Caterina Rita Andò, il cui fregio era la celebre frase pronunciata da Steve Jobs all'università di Stantford il 12 giugno 2005 nel suo discorso-testamento rivolto ai giovani studenti, qualche tempo prima di passare a miglior vita: “Stay hungry, stay foolish”, inneggiante all'iniziativa, all'avanzamento, al progresso etico e sociale che ogni uomo degno di questo nome dovrebbe perseguire con caparbietà come fosse l'unico vero imperativo categorico della propria specie.

Giovanni Pasqualino

15/5/2016

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.