RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Torino

Un grande trionfo per i Lombardi

Speriamo che la tempesta che sembra incombere sul Regio torinese risparmi un Teatro che per molti versi è stato esempio di serietà. Questa vera e propria riesumazione (l'ultima volta, in concerto all'Auditorium Rai è stata nel 1957, al Regio, in forma scenica, nel 1926!!) era molto attesa per diversi motivi, tutti musicali. L'allestimento non fa storia: si tratta di una coproduzione con il teatro di Liegi, per la regia del sovrintendente de l'Opéra Royal de Wallonie, Stefano Mazzonis di Pralafera, che è praticamente inesistente quando non ridicola: certi movimenti del coro durante la breve e difficile scena di Arvino nel quadro secondo dell'atto terzo suscitavano ilarità; non si capisce cosa ci faccia un Pagano-eremita muto durante la visione di Giselda; alla fine stanno tutti insieme, cristiani e musulmani, compresa anche la madre di Oronte, Sofia, che come si sa non canta dopo l'atto secondo – forse molto bello ma non in consonanza con il testo – con fondali dipinti piuttosto modesti, una proiezione di frammenti di Eisenstein durante la battaglia, costumi alquanto bizzarri perfino per Sofia e una parrucca per Oronte che rendeva difficile riconoscere Francesco Meli.

L'importante era l'aspetto musicale: per la prima volta dirigeva l'opera Michele Mariotti che, come al solito, era tutto fuoco senza eccessi, con senso del ritmo e del dramma, e che riusciva a dare unità a un'opera così frammentaria, giacché I Lombardi sono veri e propri squarci. I concertati e le cabalette ma anche il lirismo delle arie e dei cori davano la giusta misura del genio travolgente del primo Verdi e l'equilibrio con il palcoscenico era memorabile.

Per la prima volta Alex Esposito interpretava un ruolo verdiano di prima importanza e il suo Pagano era semplicemente perfetto, non solo per il colore e la linea, ma anche per l'accento, e gli riusciva perfino di interpretare, malgrado avesse quasi tutto contro; il suo personaggio invecchia, gli altri no. Anche Meli cantava il suo primo Oronte: voce bellissima, buona tecnica, che gli evitava all'ultimo momento una stecca vistosa nel bel mezzo di La mia letizia infondere, sfumature a dovere – come si sa non è un grande attore, ma per questa parte non ce n'è bisogno. Giuseppe Gipali era un discreto Arvino: il ruolo e difficile e non ‘paga', ma il tenore non sembrava in grande forma – non lo si sentiva in alcuni momenti. Tra i comprimari spiccavano Antonio Di Matteo (Pirro, lo scudiero di Pagano) e Lavinia Bini (Viclinda). Ma se tutti sono stati accolti con grandi applausi (ovviamente soprattutto per Mariotti, Esposito e Meli), Angela Meade veniva acclamata giustamente per la sua meravigliosa Giselda, un ruolo come si sa alquanto impervio che richiede un drammatico di agilità nelle cabalette infuocate ma anche bellissime e difficilissime messe di voce sia nel Salve Maria del primo atto che nella sua grande scena dell'atto secondo, Se vano è il pregare, nonché nel bellissimo terzetto. Applaudito anche il concertino Stefano Vagnarelli, chiamato alla ribalta. Si aggiunga che il colore è molto bello e omogeneo e quanto a volume si tratta di un vero fiume che spiccava nei concertati e si avrà idea di quanto sia fortunato il Teatro che possa averla nel suo cartellone (Scala, Fenice, Firenze, Bologna, Napoli, sentite?). Dell'orchestra si è detto, ma anche bravissimo il coro preparato da Andrea Secchi che ha avuto anche il suo applauso a scena aperta dopo il dolente O Signore, dal tetto natìo che non sarà il Va pensiero ma poco ci manca.

Jorge Binaghi

27/4/2018

La foto del servizio è di Ramella&Giannese-Teatro Regio di Torino.