Parigi
Evviva l'Opéra Comique
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Quando la salle Favart decide di difendere il repertorio che ha fatto la sua gloria lo fa, da parecchio tempo, in modo superlativo. Non si tratta solo di allestimenti e interpretazioni brillanti ma di un'oculata e precisa scelta di titoli che da tempo meritavano una nuova opportunità. Questa volta abbiamo avuto finalmente la possibilità di vedere in loco l'opera più nota – e all'epoca famosa – di Adolphe Adam, oggi ricordato soprattutto per la sua musica di balletti. Le postillon de Lonjumeau oggi come oggi è sinonimo della celebre aria dell'atto primo (indimenticabile registrazione dell'immenso Nicolai Gedda). Ma, dopo quell'atto, piuttosto scarso (aria a parte), la qualità e l'interesse salgono e particolarmente l'atto secondo è tutto un gioiello.
Si tratta di una collaborazione con l'Opéra di Rouen Normandie con il coro Accentus (istruito da Christophe Grapperon) e l'orchestra, entrambi molto sonori ed entusiastici, dello stesso teatro guidata da Sébastien Rouland, che nonostante l'età sembra davvero uno specialista di questo genere e concerta benissimo.
La regia di Michel Fau, che interveniva anche nei panni di Rose, l'amica e consigliera della protagonista, è spiritosa con tutti gli ammiccamenti possibili riguardanti il passato e il presente e in constante bilico tra l'ingenuità e il kitsch, come si vede anche nelle scene di Emmanuel Charles e negli sfarzosi ed esagerati costumi di Christian Lacroix.
Il protagonista Chapelou, diventato il celebre cantante Saint-Phar all'epoca di Luigi XV, quest'ultimo aggiunto all'inizio come personaggio per meglio spiegare il soggetto e interpretato dall'attore Yannis Ezziadi, è per un autentico fuoriclasse. E Michael Spyres, in un teatro e in un repertorio di questo genere, non ha assolutamente rivali grazie anche al suo francese e alla disinvoltura scenica. Ma ancora più che nell'aria eccelle negli altri numeri, siano duetti o soli. Anche difficile la parte dell'amata (abbandonata e ricuperata con fatica) Madeleine diventata poi Madame de Latour. Florie Valiquette non brillava troppo nell'atto primo ma a partire dalla bell'aria del secondo, e malgrado qualche riflesso metallico in acuto, riusciva a tenere testa all'(ex)marito/tenore. Franck Leguérinel cantava poco ma lo faceva bene e come attore era sensazionale nei panni del marchese di Corcy, spasimante di Madeleine sotto l'altra veste e ‘colpevole' di avere scoperto le qualità vocali di Chapelou. Bijou e poi Alcindor, il terzo – non ricambiato – della coppia tenore/soprano, era l'ottimo bassobaritono Laurent Kubla che vorremmo vedere in parti più difficili ed estese. Anche bravo il baritono Julien Clément come Bourdon, il complice dei misfatti veri o presunti di Saint-Phar e Alcindor – particolarmente felici i tre nel bellissimo terzetto ‘Pendu!' dell'atto terzo. Pubblico in estasi, sala stracolma e ovazioni a non finire alla fine, meritate secondo il sottoscritto.
Jorge Binaghi
13/4/2019
La foto del servizio è di Stefan Brion.