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Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino

al Comunale di Bologna

Per la prima volta l'opera Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino è allestita in una Fondazione Lirica nell'ambito della sua stagione annuale, finora è sempre stata rappresentata in festival di musica contemporanea o in esecuzioni in forma di concerto.

Luci mie traditrici è un'opera in due atti su libretto e musica di Salvatore Sciarrino la cui prima esecuzione, in lingua tedesca e con il titolo “Die Blume todliche”, fu il 19 maggio 1998 nello Schlosstheater Schwetzingen al Festival omonimo. Il compositore iniziò a comporre lo spartito nel 1996, traendo spunto per il soggetto dal famoso omicidio che Carlo Gesualdo compì nel 1590 nei confronti della moglie e del suo amante. Durante la lavorazione Sciarrino seppe che anche Alfred Schnittke stava componendo un lavoro teatrale basato sull'identico soggetto: fu allora “obbligato” a un cambio, eliminando ogni riferimento ai fatti di Gesualdo, e riversò le sue attenzioni al dramma “Il tradimento per l'onore” di Giacinto Andrea Cicognini, un dramma simile al precedente, che fu dato alle stampe circa sette decadi dopo i fatti predetti. È curioso tuttavia che tale testo, ben lontano dallo stile di Cicognini, autore in campo musicale dei libretti di Orontea di Antonio Cesti e Giasone di Francesco Cavalli, fosse in realtà opera di Francesco Stromboli: le “furbizie” non sono solo recenti.

Sciarrino elimina molte pagine del dramma, riducendolo in due atti (anche se la durata di ottanta minuti scarsi identifica l'atto unico) e con solo quattro personaggi: il marito, Il Malaspina, la moglie, La Malaspina, l'Ospite e il Servo. Coppia felice che duetta l'amore ma l'arrivo dell'Ospite fa scaturire una passione, la quale sarà svelata dal Servo, forse inconsciamente innamorato della padrona, a Il Malaspina, che sarà bieco autore del duplice omicidio pur sapendo del tormento eterno che lo accompagnerà.

In questa versione bolognese è utilizzato un brano, una sorta di prologo, l'elegia “Qu'est devenu ce bel oeil” di Claude Le June (1608) cantata dietro le quinte da un coro di voci bianche.

Tematiche e drammaturgia molto avvincenti ma non è possibile non affermare che la voce è elemento primario, per Sciarrino è la parola messa in musica a essere nucleo dell'opera, suoni tenui ripetuti, lirici ribattuti, supportati da un'orchestra ridotta, ove le percussioni hanno un segno predominante. Non possiamo parlare di canto lirico vero e proprio ma di una forma “astratta di canto” basata sull'atonalità delle brevissime frasi riservate agli interpreti. L'evoluzione moderna del canto, che non copia il precedente ma lo trasforma. Tale ottica è attuabile solo su un testo come quello scritto da Sciarrino e su una drammaturgia che lascia allo spettatore molta immaginazione e facile comprensione del dramma borghese cui assiste.

Lo spettacolo del Comunale di Bologna, in coproduzione con la Staatsoper unter den Linden di Berlino, aveva la bellissima regia di Jurgen Flimm, il quale ha stupendamente messo a fuoco sia la scena d'amore tra marito e moglie sia l'irrompere dell'ospite e il tragico finale, il tutto in un ambiente borghese che fa pensare a Ingmar Bergman. Luminosa ma anche claustrofobica la scena di Annette Murschetz, e di grande effetto la crepa sulla parete quando gli eventi sviluppano nella nuova passione de La Malaspina. In stile primo novecento i costumi, elegantissimi, di Birgit Wentsch, e di grande effetto le luci di Irena Selka.

Sul piano musicale la presenza di Marco Angius è una garanzia in questo repertorio, creando atmosfere musicali di grande effetto teatrale, una narrazione anticonformista con gli orchestrali bolognesi, precisi e di somma ispirazione, in una concezione musicale di elevata intelligenza. Notevole anche la prova del Coro di Voci Bianche diretto da Alhambra Superchi.

Sui cantanti non potremo esprimere giudizi adottati per i consueti esecutori, dobbiamo considerare la reale difficoltà della scrittura “sciarriniana” e dobbiamo pertanto valutare con lode tutti i quattro protagonisti, capaci di mettersi al servizio sia musicale sia teatrale con grande professionalità e spontanea naturalezza: Otto Katzameier (Il Malaspina), Katharina Kammerloher (La Malaspina), Lena Haselmann (Ospite) e Christian Oldenburg (Servo).

Alla prima, serata inserita nel turno di abbonamento, il teatro Comunale era abbastanza gremito, nei limiti di un'opera contemporanea e al termine di un partecipe ascolto che ha decretato un trionfo inaspettato a tutti gli interpreti, il team artistico e il compositore.

Lukas Franceschini

22/6/2016

Le foto del servizio sono di Rocco Casaluci.