Barcellona
La follia di maggio
Al Palau de la Música, dove nel 1928 ebbe luogo la prima assoluta di El giravolt de maig (qualcosa come La capriola del Maggio), si tornava ad ascoltare, ma anche a vedere in un allestimento semiscenico per la regia di Marc Rosich, questa stupenda e purtroppo unica opera del compositore Eduard Toldrà su un libretto di un grande nome della poesia catalana, Josep Carner. In poco più di un'ora e venti minuti si raccontano gli effetti dell'arrivo del maggio in un mondo contadino (ma forse non solo): la gente viene presa da un vivo desiderio di cambiare la propria vita per un'altra più bella e diversissima che esprime i desideri più segreti e insoddisfatti. Naturalmente alla fine la realtà s'impone e tutto torna come prima.
Se il testo oggi può sembrare ingenuo, benchè metta in rilievo la padronanza di Carner dei diversi registri della lingua catalana e la sua capacità di creare una trama semplice ma teatrale senza mai alzare la voce, la musica di Toldrá (che non ama, neanch'essa, vociferare) gli dà nuova vita senza che ci sia un solo momento di troppo e senza diventare mai monotona; scorre facile, fedele alla poetica dell'autore, sorridente ma con un punto di malinconia e anche d'ironia, e con una grande tenerezza per i personaggi. L'orchestrazione è notevole e ricca, la struttura presenta arie, duetti e recitativi (più un concertato finale per la morale della favola) e, proprio dalla prima nota, con quel meraviglioso mes de maig cantato da un pastore, la melodia è davvero inesauribile.
Notevole la versione di Antoni Ros Marbà, grandissimo esperto e conoscitore della musica di Toldrà, con cui ha collaborato spesso fino alla morte, alla guida dell'Orquestra simfònica de Barcelona i nacional de Catalunya, molto valida benchè in qualche momento s'insisteva troppo sul forte.
I cantanti, tutti scelti dal Maestro, provenivano tutti dalla Catalogna, terra di musici, e nell'insieme tutti da lodare in ogni aspetto, anche quello interpretativo. Il soprano Elena Copons (Rosaura, protagonista) e il mezzo Gemma Coma-Alabert (ostessa) si esibivano in ottima forma. I tenori Roger Padullés e Lluís Vilamajó erano rispettivamente l'eroe (Golferic) e sia ‘pastore' sia ‘Marcó' (l'incaricato delle faccende dell'albergo) con buoni mezzi. Per ultimo i ‘banditi' (per niente cattivi) venivano incarnati dai baritoni Josep Miquel Ramon (un cantante di grande esperienza, il ladro Perot) e dal giovane e talentuoso Josep-Ramon Oliver (il suo camerata Corvetó) che ha sì la parte più breve, ma con un aria verso la fine di tutto rispetto. Tanto pubblico e tanti applausi.
Jorge Binaghi
11/6/2021
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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