RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il Flauto magico di Mozart

inaugura la Stagione 2019 del Bellini di Catania

Rappresentato per la prima volta a Vienna il 30 settembre 1791, al Theater auf der Wieden di Vienna, proprio qualche mese prima della morte di Wolfgang Amadeus Mozart, Die Zauberflöte è un Singspiel in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder, nel quale la trama è collocata in un immaginario Egitto, dove personaggi fantastici sono protagonisti di complicate avventure. Il succo del racconto vede il principe Tamino incaricato dalla Regina della Notte di trovare la figlia Pamina, rapita dal Gran Sacerdote Sarastro. Aiutato dal suo amico Papageno, il giovane ardimentoso giunge al palazzo del sacerdote, dove però scopre che quest'ultimo è buono, mentre la Regina della Notte è il personaggio malvagio. Tamino e Pamina si innamorano e dopo avere superato alcune prove grazie ai poteri di un flauto magico possono finalmente sposarsi. Dietro la semplice favola però, questo è ormai storicamente appurato, si nasconde tutta una selva di significati massonici (sia Mozart che Schikaneder furono fratelli affiliati alla medesima loggia), anzi l'iter dei due innamorati protagonisti intende proprio descrivere l'ascendere verso le vette più alte della conoscenza, della spiritualità e del sapere massonico.

La regia di Luigi Pizzi ha voluto rendere quanto mai palpabile, tangibile e assolutamente manifesto il riferimento alla pratica e all'ideologia massonica, tant'è che ha rappresentato Sarastro e i vari sacerdoti in abiti specificamente massonici, rendendo di fatto superflue tutte le allusioni, i richiami e le allegorie simboliche dei quali il testo risulta abbondare e pertanto d'altro canto vanificandone i significati allegorici.

Le scene, collocate in una sala di una grande biblioteca, offrivano sicuramente l'immagine del sapere statico, inteso come sola dottrina ed erudizione, in contrapposizione alle scene collocate davanti a un tempio massonico, raffigurazione di un sapere dinamico inteso come crescita dell'essere umano verso l'equilibrio, la saggezza e la sempre maggiore consapevolezza di sé. Nella scelta dei costumi Pizzi ha voluto attenersi alla semplicità e sobrietà visiva, evitando sfarzo e inutile sfoggio di multiformità coloristica ma di fatto esiliando la vivacità dei caratteri dal cromatismo dell'abbigliamento, facendolo virare verso un'uniformità da divisa militare.

Giovanni Sala ha infuso nel personaggio di Tamino tutta la sua giovanile baldanza e disinvoltura, qualità che trovavano il proprio naturale encomio in una vocalità fluida, dinamica e parecchio adeguata all'esuberanza del carattere del principe. Gli ha fatto da adeguato contraltare in questa resa di energica freschezza e vitalità Elena Galitskaya esibendo la sua vocalità brillante, ben rifinita e assolutamente nitida nel fraseggio e nella rotondità del suono. Il basso profondo Karl Huml (Sarastro) ha evidenziato una timbratura possente, bronzea e robusta, ove i balenii fonici si diffondevano all'intorno con pacata ieraticità e con un fraseggio adeguato. Eleonora Bellocci è stata una Regina della Notte appropriata molto bene al suo ruolo e alle aspre difficoltà a esso connesse, riuscendo a ottenerne un controllo sicuro. Certo una maggiore accuratezza e levigatezza nel fraseggio avrebbero portato la sua interpretazione a vette ben più eccelse. Andrea Concetti (Papageno) ha aderito al carattere del suo personaggio sia da un punto di vista melodrammatico che canoro fissandone bene le precipue caratteristiche. Parecchio efficace anche Sofia Folli nella parte di Papagena. Di buona fattura, sia scenica che canora, sono stati gli interventi di Riccardo Palazzo (Primo sacerdote), di Oliver Pürchauer (Secondo sacerdote e Oratore) e di Andrea Giovannini (Monostatos). Altrettando valide apparivano anche le prestazioni delle tre dame della Regina della Notte: Pilar Tejero, Katarzyna Medlarska, Veta Pilipenko. Da segnalare anche i luminosi interventi delle voci bianche Giulia Leone (primo fanciullo), Gabriella Torre (secondo fanciullo) e Giuliana Ciancio (terzo fanciullo) preparate con alta professionalità da Daniela Giambra.

L'approntamento del coro da parte del maestro Luigi Petrozziello è stato diligente, accurato e meticoloso, sicuramente funzionale e adeguato all'intero spettacolo. La direzione di Gianluigi Gelmetti dell'orchestra del nostro teatro è stata come sempre precisa, elegante, scorrevole e levigata, evitando gli inutili compiacimenti decadenti e tardoromantici che talora appesantiscono le interpretazioni di tanti suoi colleghi contemporanei, certo più cerebrali ma meno efficaci nella lettura unitaria e complessiva della partitura.

Giovanni Pasqualino

21/1/2019

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.