Ricordo di Mario Grasso
Intellettuale autentico, letterato di elevata caratura, raffinato traduttore dal russo e dall'ucraino, distinto poeta in lingua italiana e dialetto siciliano, critico intelligente e acuto, saggista originale e insolito, Mario Grasso rappresenta senza alcun dubbio una delle personalità più travolgenti, eclettiche e stravaganti della nostra cultura isolana dell'ultimo cinquantennio. Nato ad Acireale nel 1932 si cimentò in tutti i generi letterari lasciando testimonianza efficace e tangibile di una genialità sbrigliata, complessa, variegata e multiforme.
Nel corso della mia vita ho avuto modo di collaborare con lui in varie occasioni, ricavandone sempre forte arricchimento e utile potenziamento per il mio sviluppo culturale e spirituale. La sua grande stima ed il suo quasi paterno affetto nei miei confronti non sono mai venuti meno al punto che nel lontano 2001, quando pubblicai il mio saggio Gallus cantavit. Un enigma belliniano, uno studio sulla prima composizione scritta da Vincenzo Bellini all'età di sette anni, lui si offrì entusiasta di scriverne la prefazione, con la quale invero colse in modo magistrale l'essenza del mio lavoro. Mi invitò a pubblicare nel corso degli anni successivi anche miei saggi in varie crestomazie letterarie da lui curate e ciò contribuì non poco ad accrescere la mia auto stima, farmi progredire e ad affinarmi sempre più nella scrittura.
La sua produzione si rivolse a quasi tutti i generi letterari, infatti per quanto riguarda la narrativa vanno ricordati i romanzi Il gufo reale (1968), Il mulino d'Aci (1972), La paglia di nessuno (1974), Le vestali di Samarcanda (1979), Pamparissi (1990), Fine dell'adolescenza (1992). Per il teatro ci ha lasciato due testi: L'arca di Noé (1979) e I sette arcieri di Bajamazol (1978). Per la poesia in lingua: A sollevare il giorno (1981); Lettere a Lory (1984); Tra sole e luna, in Almanacco allo specchio n°12 Mondadori (1986); Concabala (1987). Poesia in dialetto: Friscalittati (1981), Vocabolario siciliano (1989). Saggistica: Testo e testimonianze (1976); Lingua delle madri (1994); Michele Pantaleone, personaggio scomodo (1994) La danza delle gru (1999). Traduzioni: dall'ucraino e dal russo delle opere di Taras Sevcenko (1987) e la traduzione in dialetto siciliano de Le avventure di Pinocchio di Collodi.
Fu anche brillante collaboratore del Messaggero Veneto, della Gazzetta di Parma, La Stampa Tuttolibri e de La Sicilia di Catania.
Giacinto Spagnoletti nella sua Storia della Letteratura Italiana del Novecento ebbe a scrivere che i suoi versi erano «…percorsi da prese di coscienza dolorose e da insorgenze ironiche e beffarde e…. le sue poesie rappresentano un lavoro ricco di un'apertissima gamma di umori, consoni alla natura estrosa e incandescente di questo scrittore vicino a Savinio e Lucio Piccolo».
Mario Grasso è stato anche un scrittore di forte impegno sociale e civile ed il suo magnifico saggio dedicato a Michele Pantaleone ne è fulgida e palese testimonianza. Scrisse a tal proposito il competente critico Giorgio Bàrberi Squarotti: «…Grasso si è preso il compito particolarissimo gravoso di dare voce a chi non l'ha avuta riconosciuta, di rivendicare dignità e diritto d'ascolto, anzi, d'esistenza, a chi non ha nessuna possibilità e appare destinato al nulla della storia fatta da altri, come sempre…».
Mario Grasso si è spento ieri lunedì 3 ottobre 2022 a Catania ed i suoi funerali hanno avuto luogo mercoledì 5 alle ore 10,30 presso la chiesa di S. Maria della Guardia.
Giovanni Pasqualino
4/10/2022
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