RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Figaro va a nozze a Catania

Se Wolfgang Amadeus Mozart nacque in Austria ciò non significa che possa essere considerato un compositore alemanno tout court, per il semplice fatto che gran parte dei libretti da lui musicati furono redatti in lingua italiana, lingua che egli conosceva non benissimo ma che riusciva a parlottare e capire. Tale conoscenza gli veniva dal fatto che nella sua prima giovinezza era venuto in Italia per fare dei concerti più volte fra il 1769 e il 1773, soffermandosi in varie città della nostra penisola (Verona, Milano, Bologna, Firenze, Roma Napoli ecc.) ed ebbe anche modo di ascoltare musiche sacre, sinfonie, melodie e arie popolari italiane che certamente influirono sul carattere della sua musica quasi sempre spigliata, disinvolta ed esuberante. Questo spirito levantino che aleggia nelle sue creazioni si evidenzia ancor più nel celebre e celebrato trittico dei testi che realizzò per lui l'estroso, scapestrato e geniale letterato veneto Lorenzo Da Ponte, vale a dire Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.

E proprio nel primo capolavoro del trittico il compositore riuscì a creare un quasi perfetto equilibrio di forme vocali e strumentali, a delineare i personaggi con una tale ricchezza di sequenze da trasformare il Mariage di Beaumarchais, per mezzo della maestria di Da Ponte, da intrigo di caratteri a intreccio di sentimenti, da satira dell'aristocrazia a commedia di costume e infine, da un punto di vista linguistico, da asciutta prosa dialogica a morbida poesia di affetti e passioni.

Il nuovo allestimento dell'opera buffa in quattro atti Le nozze di Figaro realizzato dal teatro Bellini di Catania e il cui debutto ha avuto luogo sabato 25 febbraio, preceduto dall'ormai consueta e sempre dotta introduzione del musicologo Giuseppe Montemagno e della giornalista Caterina Andò, si è subito evidenziato per la caleidoscopica briosità di colori della scena e la bellezza e pertinenza dei costumi curati da Alida Capellini e Giovanni Licheri che hanno contribuito non poco alla riuscita complessiva dello spettacolo.

La regia di Michele Mirabella, nel complesso efficace, solo in parte però riusciva a raccordare e saldare in modo assolutamente omogeneo i movimenti scenici con l'andamento della musica, movimenti qualche volta divergenti e non sempre in perfetta sintonia (specialmente in qualche concertato); azzeccato invece il tocco registico si rivelava nel sottolineare l'intimo sentimento di indulgenza e perdono che pervade il finale dell'opera.

Da parte delle voci maschili abbiamo notato una certa solidità ed energia d'impostazione vocale, forse con il proposito di rivalutare il carattere di protesta sociale dell'opera, in verità molto attenuato e illanguidito rispetto alla commedia di Beaumarchais. Il Figaro di Gabriele Sagona, avvalendosi di una salda voce stentorea e ben timbrata, ha saputo rendere appieno il carattere del personaggio, muovendosi a proprio agio nei panni dello scaltro servitore. Altrettanto gradevole e ben dosata ci è parsa l'interpretazione fornita da Luca Bruno (Conte di Almaviva), anche se nel complesso si manteneva alquanto invariata e monocorde. Sul fronte femminile, Desirée Rancatore (Contessa di Almaviva) ha esibito una vocalità piena e densa ma nello stesso tempo morbida e delicata che ha fatto dapprima timido capolino nella cavatina Porgi amor qualche ristoro ma che si è poi manifestata in tutta la sua ampiezza e luminosità nell'aria Dove sono i bei momenti, applaudita lungamente a scena aperta. Il soprano Cristin Arsenova (Susanna), con la sua voce duttile, cedevole, ricca di sfumature e dalla pregevole zona media, ha dato il meglio di sè nella languida aria Deh vieni non tardar. Il personaggio di Cherubino, interpretato dal mezzo soprano Albane Carrère, si rivelava teatralmente e vocalmente efficace e parecchio spigliato, ma un'attenzione più accurata e rifinita alla sua dizione ne avrebbe valorizzato ancor più le qualità artistiche. Si sono ben destreggiati nei rispettivi ruoli Federica Giansanti (Marcellina governante), Luciano Leoni (Don Bartolo), Saverio Pugliese (Don Basilio), Pietro Picone (Don Curzio), Federica Foresta (Barbarina), Alessandro Busi (Antonio il giardiniere).

La conduzione dell'orchestra del nostro teatro da parte di Beatrice Venezi ci è parsa nel complesso adeguata e proporzionata, anche se avremmo preferito un Mozart con sonorità meno roboanti e sinfoniche, leggermente più intime e soffuse, tipiche dell'opera buffa settecentesca. Corretti e pertinenti gli interventi del coro addestrato dal maestro Luigi Petrozziello. Va segnalato, per dovere di cronaca, che l'edizione curata dal nostro teatro è quella proposta nella sua accezione più usuale e normale e non certo filologica, in quanto mancano almeno due arie del quarto atto, cioè l'aria di Marcellina Il capro e la capretta e l'aria di Basilio In quegli anni in cui val poco. Il foltissimo pubblico affluito al Bellini ha manifestato a tutto il cast degli artisti calorosi e vigorosi consensi e applausi.

Repliche sino al 5 marzo.

Giovanni Pasqualino

26/2/2023

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.