RECENSIONI
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Cavalleria in mezzo ai sassi

Tra i numerossisimi eventi che sottolineano l'importanza del fatto che Matera sia stata insignita capitale della cultura europea 2019 c'erano due repliche della Cavalleria rusticana di Mascagni all'aria aperta in Piazza S. Pietro Caveoso, e cioè presso uno dei due ormai celebri Sassi, preceduta da un prologo sui sette peccati capitalisti (“spettacolo itinerante con la partecipazione dei cittadini materani” partito due ore e passa prima da Piazza San Pietro Barisano – l'altro Sasso) che si ritroveranno nella recita, presieduta da un angelo e un diavolo che avranno guidato prima il ‘passeggio' tra i vari peccati, proposta del regista Giorgio Barberio Corsetti che per l'opera, con le scene di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito – terribili quelli dei protagonisti maschili – le luci di Marco Giusti e il video – proiettato sulla rocca impendente – di Igor Renzetti e Lorenzo Bruno, dove c'è di tutto, ma particolarmente riusciti i volti degli artisti in primo piano, ha presentato dei movimenti piuttosto tradizionali o normali, e peccato quella pausa interminabile dopo l'intermezzo per cambiare attrezzo. Il pubblico (mille persone in piedi) applaudiva tra orgoglioso e contento.

L'aspetto musicale sarebbe stato migliore se l'amplificazione avesse funzionato almeno un po' meglio (a patirne le conseguenze è stato soprattutto il tenore). Anche la prova dell'orchestra del San Carlo di Napoli (una bella compagine) ne avrebbe tratto profitto, eppure già così l'interpretazione del maestro Juraj Valcuha è stata di tutto rispetto. Molto bene anche il coro del San Carlo (più quello dei cittadini di Matera già prima impegnati nel prologo, di cui appunto la musica era la cosa più bella) istruito da Gea Garatti Ansini. Protagonista lo stesso cast delle recite precedenti al San Carlo, tutto italiano tranne l'Alfio di George Gaagnidze in un ruolo che sembra fatto per lui e quindi bravissimo. Bene la Lola di Leyla Martinucci (promettente) e la mamma Lucia di Agostina Smimmero, un nome sempre più frequente sulle scene italiane. Certo il capolavoro di Mascagni ha bisogno di due protagonisti di prima grandezza e – megafonia a parte – ci sono stati nelle voci e l'espressività di Roberto Aronica (un Turiddu molto umano nei suoi difetti, ma molto ardente anche) e Veronica Simenoni, eccellente Santuzza che secondo alcuni era troppo ‘educata' e perfino troppo ‘musicale', due criteri che mi sento di condividere a patto che si capiscano in senso positivo. La protagonista non è una virago che vocifera più di un cannone e si dilania petto e voce a furia di cercare cavernosi gravi (poi va detto che la signora Simeoni aveva cantato il ruolo per la prima volta appunto nelle suddette recite napoletane).

Jorge Binaghi

24/8/2019