RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Gli anni di apprendistato di Felix

Dopo tanto Novecento, il 2023 si apre, per l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (OSN), con pagine del più puro romanticismo: tre appuntamenti ravvicinati con un focus sulle cinque sinfonie di Felix Mendelssohn-Bartholdy, dirette da Daniele Gatti, sulla falsariga di quanto già avvenuto nel 2018 con Kazuki Yamada.

Le cinque sinfonie di Mendelssohn “ufficiali”, almeno: ovvero la punta dell'iceberg, la parte cacuminale di un percorso compositivo i cui inizi affondano addirittura in età prepubere. È possibile individuare, in un artista morto a soli trentotto anni, un periodo di formazione e uno di maturazione? Sì se parliamo di un bambino prodigio come Mendelssohn, che fra i dodici e i quattordici anni scrisse, insieme ad altre cose, tredici sinfonie per archi e che solo dopo questi anni di apprendistato (Goethe sarà felice di veder usare le sue parole dove si parla di un suo pupillo, al quale alzava il coperchio del pianoforte e diceva, forse con aria da nonno bonario, anziché, per una volta, da nume tutelare della letteratura tedesca: «Fammi un po' di baccano») si sentì pronto per aggiungere in organico fiati e percussioni con la Sinfonia nº1 in do minore Op. 11 (MWV N 13). Nel 1824. A quindici anni…

Più curiosa e accidentata la gestazione della Sinfonia nº3 in la minore Op.56 (MWV N 18), iniziata nel 1829 durante un viaggio in Scozia, le cui brume riverberano nei temi spiccatamente pittorici del primo movimento, ma completata molto tempo dopo. Quelle prime impressioni avrebbero dovuto decantare, infatti, per oltre un decennio: accantonati i primi schizzi, Mendelssohn avrebbe intanto atteso alla Seconda, alla Quarta e alla Quinta Sinfonia, pubblicando di queste però solo la Seconda: col risultato che, quando nel 1842 riprese in mano e terminò quella che, dedicata alla regina Vittoria, fu successivamente conosciuta come Scozzese, essa venne pubblicata come Terza.

Il viaggio comincia col concerto di mercoledì 11 gennaio 2023 all'auditorium Arturo Toscanini di Torino (di cui si dà conto), in replica giovedì 12, proprio con la Prima e la Scozzese. Daniele Gatti, che ritrovo qui dopo il Don Carlo fiorentino d'inizio anno, impronta le due sinfonie a una cifra ben precisa e riconoscibile, che in certo modo le apparenta: la cifra dell'eleganza. Un'eleganza esecutiva che leviga le frasi musicali, le nobilita, le lega in impasti timbrici di pregevole fattura. Ciò facendo, restituisce l'immagine consolidata e sicura del Mendelssohn come “il più classico dei romantici”, intendendo “classico” sia come estensione primo-ottocentesca degli stilemi sintattici e costruttivi del Classicismo debitori a “papà” Haydn (d'altro canto Mendelssohn imparò alla scuola di Zelter, conservatore fortemente ancorato al secolo dei lumi e poco incline ad autori innovativi come Beethoven), sia come paradigma di grazia ed equilibrio, dove il quartetto, per esempio (ancora parole di Goethe) era una conversazione fra quattro gentiluomini.

Una lettura che si attaglia più alla Scozzese che alla Prima. Gli ardori giovanili e le pulsioni vitalistiche del quindicenne, che investono l'ascoltatore fin dall'accesa apertura dell'Allegro di molto al calor bianco dell'Op.11, e che tornano nell'Allegro con fuoco conclusivo, prima che una fanfara in maggiore suggelli la sinfonia (in un pomposo cliché che sa invero un po' di posticcio), vengono come raffrenati e temperati dalla bacchetta di Gatti, che li uniforma secondo i canoni di una compostezza più formale che sentita, in parte ricorrendo a una moderazione delle agogiche, in parte agendo proprio “dall'interno”, mondando la partitura di qualsivoglia cenno di esagitato preromanticismo stürmisch. La lettura sottrae inevitabilmente una frazione di pathos dalle sezioni più rapinose, ma permette di esaltare quelle più elegiache, come l'Andante, già presago in alcuni passaggi del Mendelssohn maturo, o il Trio dello Scherzo, trattato con la religiosità di un corale.

Molto più appropriato il taglio direttoriale di Gatti quando viene applicato alla Scozzese. L'iniziale ispirazione descrittivistica che fa da nucleo germinativo della sinfonia – e che è in comune con l'ouverture Le Ebridi Op.26, nata anch'essa come spunto nel 1829 ma terminata appena l'anno dopo – si sviluppa in una sorta di peregrinazione attraverso i quattro movimenti, da eseguirsi senza soluzione di continuità. Ne deriva come una sorta di narrazione in musica, di poema sinfonico: ed è nell'averla interpretata come poema sinfonico che Gatti rinviene una coerenza di fondo nella sua lettura. Una lettura intelligente che, come si diceva, smorza sì alcuni contrasti, toglie il fuoco ad alcuni passaggi, ma conferisce all'insieme un andamento narrativo che si può seguire sia con le orecchie, sia, senza neanche troppa immaginazione (ché i suoni parlano da sé), con gli occhi. L'Introduzione e Allegro agitato (benché l'agitazione non pervenga a livelli rimarchevoli) è una vera carrellata di immagini vivide, plasmate nella materia musicale, che risalterebbero anche ignorando il contesto della loro genesi e la suggestione del soprannome – anche perché, a ben vedere, non c'è nulla che faccia realmente pensare alla Scozia, in termini musicali: non un tema nazionale, non un canto popolare o un modo di armonizzare, come per esempio nelle mazurche chopiniane e la loro “quarta slava”. Lo Scherzo Assai vivace, curiosamente in 2/4, pur rinunciando a parte della sua connaturata propulsività, non si esime dal rievocare le atmosfere silvestri fatte di spiriti e folletti, altra immagine cui tradizionalmente Mendelssohn viene legato, soprattutto per il Sogno di una notte di mezza estate Op.61 (che però comporrà l'anno dopo la Scozzese, nel 1843, e che qui vediamo come in controluce). L'Adagio cantabile è “davvero” cantabile, respirando nelle pause e nelle arcate melodiche distese e rasserenate, oscurate talvolta da accenni di marce. Meno comprensibile la condotta dell'Allegro guerriero (in origine Allegro vivacissimo), dove Gatti mantiene il controllo del pezzo con polso saldo, mentre questo incalza sempre più, dando l'idea di andare controcorrente rispetto alle sue intenzioni. Ciò nonostante, si può inoppugnabilmente parlare di esecuzioni ben riuscite e convincenti, coadiuvate da un'orchestra superba, che ha saputo mostrarsi all'altezza della situazione in ogni frangente. L'appuntamento è a lunedì 16 con la Seconda Sinfonia, insieme alla prima quella dalla più esigua circolazione.

Christian Speranza

20/1/2023

La foto del servizio è di PiùLuce.