Concerto italiano al Bellini
Programma tutto italiano per il concerto sinfonico proposto il 31 marzo (con replica il 1 aprile) dal Bellini di Catania, diretto da Michelangelo Mazza, già primo violino presso il Teatro Regio di Parma, e che avevamo avuto modo di apprezzare sul podio nel Rigoletto andato in scena sempre al Bellini nell'ottobre del 2015. Il concerto si è aperto con l'Ouverture da Guillaume Tell di Gioacchino Rossini, eseguita con sufficiente disinvoltura dall'orchestra del nostro teatro, per proseguire poi con la suite da La Boutique fantasque di Ottorino Respighi, un balletto del 1918 ispirato proprio a Rossini, in particolare alla raccolta Péchés de vieillesse, un insieme di brani pianistici composti dal pesarese durante l'ultimo periodo della sua esistenza. Il programma proseguiva poi nella seconda parte sempre con Respighi, del quale venivano proposti il pometto lirico Il tramonto, composto per mezzosoprano e quartetto d'archi su versi di P.B. Shelley, ma qui nella versione per orchestra d'archi e soprano. Il concerto veniva chiuso dai celeberrimi Pini di Roma, sempre di Respighi, poema sinfonico dove la verve coloristica del compositore bolognese si unisce a motivi popolari italiani, in una tavolozza timbrica di grande suggestione e impatto sonoro, che definisce appieno l'alto valore icastico di una partitura tanto realisticamente pregnante da riuscire a ridefinire, fissare ed esprimere veri e propri quadretti di variegata e multiforme umanità.
La direzione di Michelangelo Mazza si è rivelata precisa ed energica, con un buon equilibrio delle sonorità e notevole precisione negli attacchi; l'orchestra del nostro teatro lo ha seguito con entusiasmo e professionalità, anche se gli interventi del primo violoncello (specialmente nell'Ouverture di Rossini) non sono parsi sufficientemente disinvolti e nitidi. Buone invece le prove dei fiati e delle percussioni, come anche quelle dell'orchestra d'archi ne Il tramonto.
Il soprano Elena Lo Forte, che ha eseguito Il tramonto nella versione originale, ha dato prova di notevole tecnica e padronanza vocale, unite a un centro di ottimo spessore ed estensione e a un grave ricco e corposo, che concorrevano a individuarla come un soprano Falcon, il che le ha permesso di eseguire agevolmentela composizione nell'originale tessitura di mezzosoprano e di far emergere dal delicato brano tutta la struggente nostalgia e il doloroso rimpianto evocati dai versi di Shelley.
Giuliana Cutore
1/4/2017
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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