Concerto di musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
al Bellini di Catania
Il grande teologo Karl Barth, in un avvincente passo di un suo delizioso opuscolo dedicato al sommo salisburghese, riesce a definire la peculiarità della sua grandezza artistica con grande acume e sensibilità: “La musica di Mozart, a differenza di quella di Bach, non è un messaggio e non è, a differenza di quella di Beethoven, una confessione autobiografica. Egli non intende mettere in musica insegnamenti né, meno che mai, esprimervi se stesso. Le scoperte che in queste due direzioni si son volute fare, in particolare nelle sue ultime opere, mi paiono artificiose e poco perspicue. Mozart non vuol dire nulla, ma soltanto cantare e suonare. Perciò non impone nulla a chi lo ascolta, non esige da lui decisioni e prese di posizione: lo rende soltanto libero. La gioia che sa comunicare nasce quando ci si abbandona a lui. Egli ha detto una volta di ritenere che la morte sia il vero ed il migliore amico dell'uomo e di pensare ad essa ogni giorno; che realmente ci abbia pensato, è cosa che si può toccare con mano nelle sue opere. Ma neanche a questo dà un rilievo eccessivo, lascia solo che lo si intraveda. Non si propone neanche di proclamare la lode di Dio; ma in realtà è questo che fa, proprio nell'umiltà con cui, resosi in certo modo semplice strumento, rende gli uomini partecipi di ciò che, scaturendo dalla creazione di Dio, in lui preme, in lui va emergendo, da lui si irradia”.
Il concerto di venerdì 12 gennaio 2016 al teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, interamente dedicato alle musiche del grande austriaco, ci ha proprio calato per circa un'ora in un'atmosfera di assoluta gioia e libertà, dalle quale alla fine della performance ci siamo risvegliati come ci si può risvegliare da un meraviglioso sogno fatto ad occhi aperti. Sono stati eseguiti la Sinfonia dall'opera Don Giovanni K. 527, il Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra K. 622 e la Sinfonia n. 40 in sol minore K. 550.
L'orchestra del nostro teatro, certamente in buona forma, è stata guidata con mano felice da Gunter Neuhold che ha saputo imprimere una saggia dinamica motoria a tutte e tre le significative partiture delineandone a pieno i contorni espressivi ed agogici, esibendo un'esecuzione lineare e corretta, anche se non impeccabilmente rifinita per quanto riguardava il cesello di ogni particolare e la messa a punto dell'amalgama fonico complessivo, specialmente quello risultante dalla fusione fra gli archi ed i fiati.
L'esibizione di Darko Brlek al clarinetto è stata sicuramente degna della sua nomea, infatti lo strumentista sloveno ha intagliato la parte arabescata dal suo strumento con alta professionalità, assoluta sicurezza e oculata precisione tecnica, rivelandosi interprete di prim'ordine della pagina mozartiana ed in particolar modo del terzo tempo, il Rondò-Allegro, nel quale rivelava anche grande estro e alato slancio emotivo.
Giovanni Pasqualino
13/2/2016
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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