Don Giovanni
al Teatro Filarmonico di Verona
Al Teatro Filarmonico è stato rappresentato Don Giovanni, dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte e musica da Wolfgang Amadeus Mozart, che sostituisce il previsto Mefistofele, di Arrigo Boito, titolo che era il fiore all'occhiello della stagione presentata. Doveroso ricordare che dopo il fermo bimestrale dello scorso autunno, l'avvio delle attività è stato contraddistinto da scioperi, vertenze sindacali e occupazione della Fondazione. Una situazione che non ha trovato ancora uno scioglimento e una tranquilla prospettiva per il futuro. Una parte del cast scritturato per l'opera di Boito è stata dirottata sul titolo mozartiano. Del tutto nuovo invece il regista, Enrico Stinchelli, noto conduttore radiofonico e non nuovo alla regia, che è corso in aiuto alla Fondazione creando uno spettacolo non nuovo ma del tutto originale per lo spazio al chiuso. Infatti i costumi e pochissima attrezzeria sono stati recuperati dal Don Giovanni areniano, e la firma prestigiosa era quella di Maurizio Millenotti, che come avevamo avuto occasione di osservare crea abiti di grande sfarzo. Le scenografie erano virtuali e proiettate sul fondale, nel quale s'intravedevano grandi ville in stile palladiano, figure classiche d'arredo stilistico e colori cromatici in continua trasformazione. Un progetto di forte impatto visivo ideato da Ezio Antonelli, anche se in più punti troppo aggressivo. Buone le luci di Paolo Mazzon, anche se un'ombra notturna prevaleva in tutto il dramma.
Stinchelli non crea nulla di nuovo, ma ha il pregio di caratterizzare con precisione il carattere di ciascun personaggio nella sua sudditanza al protagonista, che è tracciato come un conquistatore egoista e incurante degli sviluppi emotivi degli altri. Anche nel gioco del finale continua nella sua consapevolezza sfidando gli inferi ma con la coscienza che è lui che ha manovrato gli altri come marionette. A tutto questo il regista si attiene con provata esperienza, meno efficace la sua regia quando questa deve collimare con le proiezioni, troppo abusata l'idea di far entrare in scena i protagonisti dalle porte laterali della platea e dozzinale il siparietto del teatro nel teatro, con tutti i componenti del cast, durante l'esecuzione dell'overture. Renato Balsadonna, maestro direttore e concertatore, non convince pienamente per mancanza di brillantezza e teatralità. Tuttavia il direttore mantiene un buon equilibrio tra orchestra e voci ed è ammirevole nell'accompagnare i recitativi al fortepiano. Invece il discorso narrativo latita con tempi troppo allargati e carenza di effetti sonori, a cominciare dall'overture e ancor più nella scena finale del duetto Commendatore-Don Giovanni.
Andrea Mastroni, Don Giovanni, debuttava nel ruolo ed è stata una felice rappresentazione. Il giovane basso è dotato di voce imponente e morbida in tutta la tessitura richiesta, cui si somma un fraseggio nobile e talvolta beffardo, senza eccedere, e una presenza scenica di grande carisma. Biagio Pizzuti, Leporello, è un ideale contraltare del protagonista. Cantante molto preparato, dotato di una valida e briosa presenza scenica, sapeva ritagliarsi un successo personale per un'encomiabile prova canora. Molto bravo il Masetto di Davide Giangregorio, cantante dotato di voce molto bella e ben impostata, il quale tra qualche tempo troveremo nei ruoli superiori. Altrettanto si deve dire di Barbara Massaro, una Zerlina simpatica e mai querula, dotata di spiccata musicalità.
George Andguladze, Commendatore, ha fornito buona prova al tonante ruolo, anche se occasionalmente qualche raffinatezza nella scansione dell'accento non sarebbe guastata. Il resto del cast era di un livello notevolmente inferiore, a cominciare da Sylvia Schwartz, una Donna Anna troppo leggera e con ammende nel registro acuto. Veronika Dzhioeva, Donna Elvira, sfoggiava anche una voce interessante ma troppo veemente e con arbitri di stile sia nel recitativo sia nel cantato. Oreste Cosimo, Don Ottavio, sarebbe un tenore educato e professionale, ma la perizia tecnica, l'uso del fiato e l'accento che richiedono le due arie sono un passo molto ostico per lui.
Professionale l'Orchestra dell'Arena di Verona ma più spenta rispetto al solito, forse per le indicazioni del podio, e di pregio gli interventi del Coro diretto da Vito Lombardi.
Successo pieno al termine da parte di un teatro esaurito in ogni ordine di posto.
Lukas Franceschini
7/2/2019
Le foto del servizio sono di Ennevi-Arena di Verona.
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