Concerto di musica armena
al Teatro Massimo Bellini di Catania
La musica armena vanta delle peculiarità assolutamente caratteristiche e originali che hanno trovato spontaneo sbocco e alta capacità espressività attraverso l'attività compositiva di grandi personalità artistiche nate entro il suo territorio e in grembo al suo particolarissimo folklore. Non è infatti un caso che il concerto di sabato 7 aprile (replica l'8) sia stato organizzato dal nostro Teatro Massimo Bellini in collaborazione e con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica d'Armenia in Italia. Repubblica che ha finalmente assunto dal 21 settembre del 1991 l'assoluta autonomia dopo avere subito per decenni e decenni varie persecuzioni da parte dell'impero ottomano, che specialmente dal 1915 al 1923 circa sterminò un numero considerevole della popolazione: si parla di circa cinquecentomila persone decimate. Ai giorni nostri tale infame genocidio viene commemorato dagli armeni di tutto il mondo il 24 aprile. L'orchestra del nostro teatro ci è parsa questa volta in splendida forma, riuscendo a dar vita ad una performance di ottima fattura e alta musicalità. Fra i brani eseguiti gli Studi di Erevan op. 30 (Enzeli, Hejaz) di Aleksandr Afanas'evic Spendjarov; il Concerto per tromba e orchestra in la bemolle maggiore (Andante maestoso-Allegro energico-Meno mosso-Tempo I-Meno mosso-Tempo I-Cadenza & coda)di Aleksandr Grigori Arutiunian; la Suite da Masquerade (Valzer-Notturno-Mazurka-Romanza-Galop) e la Spartacus Suite n.1 di Aram Il'ic Chacaturjan.
Il maestro Paolo Paroni ha diretto la compagine orchestrale con grinta, accuratezza, esattezza e tratto distintivo e comunicativo. La sua gestualità tanto icastica quanto rifinita e illustrativa è riuscita a mettere in evidenza i tratti più pregiati e pregevoli dei nostri strumentisti, fra i quali la luminosità delle sonorità e la tornitura delle frasi e dei periodi musicali. L'insieme dell'impasto orchestrale si riversava inoltre sul pubblico sempre nitido e cristallino, talvolta brillante e luminoso talaltra soffuso e rigonfio di pathos, sempre e comunque equilibrato, lineare e terso.
Contributo significativo alla riuscita del magnifico concerto con la totale immersione nelle armonie e melodie armene è stato quello dato dal giovanissimo (sedicenne) trombettista Alessandro Rosi, il quale si è diplomato l'anno scorso presso il Conservatorio “A. Casella” dell'Aquila sotto la guida del maestro Mauro Marcaccio e attualmente segue varie masterclass con Marco Pierobon, Lucia Luconi e Nello Salza. Il giovanissimo solista ha dato una prova davvero folgorante della sua vena interpretativa costruita sulle basi di un'assoluta padronanza della tecnica dello strumento e di una carica emotiva energica e altamente rimarchevole.
Giovanni Pasqualino
8/4/2018
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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