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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Teatro e musica

nella commedia all'italiana

C'è un gran desiderio di uscire dal silenzio, di affrancarsi dal disonore dell'era fascista riconquistando nel contempo quella “normalità” troppo a lungo eclissata dal conflitto mondiale nel cinema italiano del dopoguerra. Age e Scarpelli furono protagonisti di una stagione irripetibile, un'epoca durante la quale il cinema era davvero artigianato, nel senso più alto del termine. Dicevamo del silenzio. Perché un film è materia visiva, ma anche sonora. Nasce da qui il progetto Age & Scarpelli Suite, le più belle musiche dei film della commedia all'italiana. Primo artefice Matteo Scarpelli, figlio di Furio, violoncellista il quale, insieme a Catia Capua (pianoforte), Riccardo Bonaccini (violino), Diego Di Paolo (contrabbasso) e Amedeo Ariano (batteria), ha voluto immergersi in un percorso a ritroso, fondamentale per comprendere chi siamo davvero oggi. Una sfida che intende rimodellare queste musiche donandole dignità artistica al di fuori del loro rapporto con l'immagine.

Il disco è diviso in quattro lunghe suite, delle quali solo una viene dedicata a un singolo titolo, Il postino con le musiche del premio Oscar Luis Bacalov, mentre le altre tre sono costruite partendo dalle colonne sonore di diverse pellicole fra le più note nell'ambito della commedia all'italiana. Peculiari gli arrangiamenti di Fabrizio Siciliano, a volte pregni di sensibilità cameristica, e altre colmi di vivacità ritmiche derivate dal jazz e dallo swing. Perché, dietro le aspirazioni dell'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, aleggia prepotente il sogno americano. L'ascoltatore si trova di fronte un tessuto sonoro frastagliato, pregno di slanci e improvvise introspezioni, vario e denso come la vita stessa. Non mancano infine accenni di bossa nova, quasi a indicare un panorama geografico che trascende i ristretti confini peninsulari. Ne emerge una rivisitazione di grande interesse, variegata nelle combinazioni sonore, volta a restituire alla musica l'importanza che indubbiamente merita. Al pari della sceneggiatura, che nasceva da interminabili conversazioni, da un chiacchierare insieme che era al tempo stesso leggero e serissimo, la musica coglie con immediatezza le connotazioni psicologiche ed espressive dei personaggi, arrivando lì dove le parole si fermano. Il successo commerciale era frutto di tutte le componenti, e si univa a una consapevolezza critica come non è forse mai più accaduto nella storia filmica del nostro Paese. Pensiamo a Nino Rota, alla magistrale maniera in cui delinea la tragicità del conflitto, rivestendola nel contempo del tono scanzonato della commedia, nelle musiche per La grande guerra. La malinconia si stempera nei ritmi vivaci che accompagnano le disavventure di un'umanità smarrita, maschere da commedia dell'arte, eppure pregne di toccante emotività. Ne risulta una lettura teatrale, estremamente godibile nella sua capacità di evocare immagini e suoni che fanno parte del nostro bagaglio culturale ed emotivo.

Riccardo Cenci

11/3/2023