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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Nel 280° anniversario della nascita

di Vincenzo Bellini Senior

Vincenzo Tobia Nicola Bellini nacque a Torricella Peligna in provincia di Chieti l'11 maggio 1744, in una casa ancor oggi esistente e proprietà di privati che si trova in Corso Umberto I, strada principale del paese. Egli fu battezzato il giorno dopo nella Chiesa Maggiore di S. Giacomo, anch'essa ancora esistente e ubicata nei pressi della casa, come attesta il registro dell'archivio parrocchiale della stessa chiesa al Vol. III, che decorre dal 20-01-1730 al 31-12-1779. Torricella Peligna è un piccolo e ridente paese che sorge a 900 metri di altezza sul livello del mare, guarda i monti della Maiella, conta circa 2000 abitanti e si può comodamente raggiungere tramite una rotabile che si inerpica offrendo al visitatore una serie di panorami quanto mai suggestivi. All'epoca della nascita di Vincenzo Tobia era un paesino alquanto isolato che, collocato nell'Abruzzo Citra, faceva parte del Regno di Napoli. In un certo senso Vincenzo Tobia fu figlio d'arte poiché il padre Rosario, oltre a svolgere la funzione di segretario comunale del piccolo centro abruzzese, è quasi certo fosse anche un abile violinista che si esibiva con un'orchestrina nelle ricorrenze ecclesiastiche e nelle feste principali, riuscendo così ad integrare le necessità economiche della famiglia.

In ogni modo la predisposizione alla musica di Vincenzo Tobia si manifestò abbastanza precocemente, e pare fosse aiutato oltre che dal padre da un certo canonico Ricciardi che lo istruì nelle lettere e nella conoscenza della musica sacra. Tale versatilità fece sì che la famiglia risolvesse di mandare il fanciullo in uno dei conservatori di Napoli (città che all'epoca assieme a Venezia vantava il primato della musica e del bel canto) e così, dopo un viaggio alquanto disagiato, durato circa una settimana (si procedeva a dorso di mulo o con scomode carrozze per strade dissestate e accidentate) giunse nella capitale partenopea, ove il 13 ottobre 1755 fu ammesso al conservatorio di Sant'Onofrio a Capuana, con l'obbligo di servire per dieci anni, studiando con Carlo Contumaci, Giuseppe Dol e forse con Nicolò Porpora.

Dell'iter scolastico di Vincenzo Tobia Bellini non si sa nulla di preciso; sappiamo solo che il torricellese nel 1765 era già mastricello del conservatorio (l'istituzione dei mastricelli cominciò nel 1751: erano i migliori allievi che assistevano i più giovani nei loro compiti. Una specie di odierno istitutore) e autore di un oratorio dal titolo Isacco figura del Redentore su versi di Pietro Metastasio. Il libretto fu stampato a Napoli da Amato Cons, e dedicato a “S. E. il Signor D. Francesc'Antonio Perrelli, Duca di Monte Starace. Capo di Ruota della Real Camera di S. Chiara, e Delegato; ed all'Illustrissimi Signori Governatori di detto Real Conservatorio”. L'esecuzione fu affidata ai compagni di studio Pascale de Marco (Abramo), Francesco Paolo Agresta (Isacco), Quintilio Simoncelli (Sara), Nicolò Leone (Gamari), Nicola Simone (Angelo).

Vincenzo Tobia Bellini approda a Catania intorno al 1767-68, secondo alcuni storici per mettere in scena quei “dialoghi” o meglio quegli “oratori” che venivano eseguiti in occasione di ricorrenze e feste religiose; per altri in qualità di “direttore d'orchestra d'una piccola compagnia” di musicisti girovaghi; per altri ancora, come sostiene lo storico Giuseppe Giarrizzo, perché ingaggiato da Napoli come maestro di cappella dal principe di Biscari Ignazio Paternò Castello (Catania 1719- ivi 1786) fulgida figura di mecenate, scrittore e insigne archeologo che così viene menzionato dallo storico Maurice Vaussard nel suo studio La vita quotidiana in Italia nel Settecento: «Letterati di questa levatura si incontrano qua e là nell'Italia settecentesca, in particolare in Sicilia con il principe di Biscari, archeologo, poeta, collezionista, una vera provvidenza per Catania, che abbellisce, dota di un teatro e di un nuovo molo, e di cui sviluppa l'industria e i lavori pubblici».

L'abruzzese di fatto si muoverà nell'orbita dei Biscari, come il coevo poeta catanese Domenico Tempio, orbita alla quale, sempre secondo lo storico Giuseppe Giarrizzo, non fu estranea una certa visione culturale di tipo massonico. E forse proprio perché fratello massone Vincenzo Tobia ebbe tale importante chiamata.

La certezza che Vincenzo Tobia Bellini si trovasse in Sicilia in tale periodo lo confermano alcune inoppugnabili testimonianze. Innanzitutto un manoscritto rinvenuto a Petralia Sottana, paese del palermitano, contenente nelle prime pagine alcune semplici nozioni di teoria musicale e in quelle restanti una raccolta di ben dodici Toccate per cembalo del sig.r D. Vincenzo Bellini, Maestro di Cappella del Conservatorio di Napoli, per uso di D. Antonio Spina, di lui discepolo nell'anno 1767. In secondo luogo un suo dialogo, il Mosè, fu eseguito sempre a Petralia Sottana ove si dichiara esplicitamente “Maestro di Cappella in Petralia Sottana”. Nel paese delle Madonie di fatto rimaneggia Mosè, un testo che era già stato eseguito sedici anni prima e il cui libretto sarà stampato a Palermo.

Ulteriore prova e attestazione storica della presenza di Vincenzo Tobia Bellini nell'isola è il certificato di matrimonio, ancor oggi conservato presso la curia arcivescovile di Catania, contratto con la catanese Michela Burzì e celebrato il 28 novembre 1769 nella parrocchia dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo. Ricordiamo per coloro che amano le curiosità storiche che la chiesa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo era ubicata in via Auteri, nei pressi di quella che è oggi Piazza Mazzini, e fu distrutta dai bombardamenti dell'ultima guerra; in essa fu anche battezzato lo scrittore Giovanni Verga. Da questa unione nacquero cinque figli: Rosario, Carlo, Pasquale, Anna, Agata. Il primogenito Rosario (padre del Cigno), al quale fu imposto tale nome in onore del nonno che da tanti anni riposava nel lontano cimitero di Torricella Peligna, nacque nel 1778 e fu battezzato a Catania nella chiesa di S. Biagio (a' Carcaredda).

Una ricca documentazione che odiernamente si trova presso l'Archivio di Stato di Catania testimonia con dovizia l'attività svolta da Vincenzo Tobia Bellini nella città etnea e i suoi rapporti con terzi e colleghi. Inoltre alcuni di questi freddi documenti, se letti con particolare attenzione e collocati in modo articolato all'interno dell'intera vita del musicista, ci parleranno di un uomo dabbene, generoso, prodigo e soprattutto di un affettuoso e amorevole nonno.

Bisogna ricordare che Vincenzo Tobia Bellini fu anche istruttore del principe di Biscari Roberto Paternò Castello, nipote di quell'Ignazio che fu suo protettore, e anche insegnante dell'abate Francesco Ferrara (Trecastagni 1767-Catania 1850), studioso coltissimo, docente di storia naturale presso l'università di Palermo e poi docente di archeologia e di lettere greche presso quella di Catania della quale fu anche Magnifico Rettore. Ferrara fu fecondo autore di vaste opere storiografiche fra cui una Storia di Catania data alle stampe nel 1829, nella quale così ricorda il proprio istruttore musicale: «Il tempo di riposo fu impiegato da me, nemico delle varie dissipazioni e del gioco, alla musica sotto il rinomato maestro Vincenzo Bellini».

Intorno ai cinquant'anni Vincenzo Tobia Bellini rimase vedovo di Michela Burzì (o Urzì) e così il 24 settembre 1796 sposò Mattea Cognata, una giovane di ventisei anni nativa di Cattolica in provincia di Agrigento la quale non gli diede eredi ma gli assicurò quell'affetto e quell'assistenza di cui molto probabilmente aveva bisogno. L'atto del suo secondo matrimonio, come il primo, si conserva nell'Archivio della Curia Arcivescovile di Catania ed ebbe luogo nella chiesa dei SS. Apostoli Andrea e Tommaso (odiernamente S. Gaetano alla marina) nel quartiere della Civita.

Il 17 gennaio 1801 il suo primogenito Rosario sposa Agata Ferlito e dalla loro unione la notte fra il 2 e il 3 novembre 1801 nascerà Vincenzo Bellini, che verrà battezzato il giorno 4 novembre nella chiesa di S. Francesco Borgia di via dei Crociferi: giacché in quel periodo la Cattedrale era chiusa al culto per restauri.

Alcune missive del celebre nipote contenenti messaggi per il nonno attestano di un affetto mai svanito. La lettera del 29 ottobre 1827 indirizzata allo zio Vincenzo Ferlito si conclude con tutta una serie di saluti che vengono estesi anche a Vincenzo Tobia ed alla moglie: “Porti i miei baci a mano a Nonno e Nonna Bellini”.Anche nella lettera del 30 luglio 1831 indirizzata a Luigi Remondini si accenna al nonno; inoltre, fornendo notizie sulla sua carriera musicale scrive: «1802. Io nacqui in Catania da Rosario Bellini: compisco il 28.mo anno nel venturo novembre. Mio nonno Vincenzo Bellini, il quale studiò nel conservatorio di Napoli sotto il grande Piccinni, mi diede i primi elementi di composizione.» A parte le imprecisioni sulla propria data di nascita (Vincenzo Bellini junior nacque nel 1801) e sul fatto che Tobia aveva studiato con Piccinni (che invece insegnò nel conservatorio della Pietà dei Turchini e non nel conservatorio di Sant'Onofrio a Capuana), risulta chiaro il fatto che i suoi studi iniziali avvennero a Catania sotto la vigile e affettuosa guida del nonno di cui vantava pure la prestigiosa frequenza della scuola partenopea. La morte di Vincenzo Tobia Bellini, capostipite dei Bellini di Catania, avverrà l'8 giugno 1829 nel vico di Santa Barbara.

Giovanni Pasqualino

8/5/2024