Barcellona
Norma non mente
Da sinistra: Gregory Kunde,
Sondra Radvanovsky,
Ekaterina Gubanova.
Sette repliche di Norma con due cast e i posti quasi totalmente esauriti dimostrano quant'è amato questo titolo dal pubblico del Liceu – e anche dai sempre più numerosi turisti….
L'allestimento per la regìa di Kevin Newbury, in coproduzione con i teatri di San Francisco e Chicago, presenta una scena unica monumentale, abiti esotici e piuttosto confusi, e il tutto non sembra molto ‘druidico' nè tantomeno‘romano' con qualche dettaglio interessante nella direzione degli artisti ma molti altri più che discutibili – entrate e uscite dei personaggi contrarie a quanto musica e testo dicono – e, diciamolo pure, sia Bellini che Romani conoscevano un po' il loro mestiere – e poi la presenza di comparse forse indispensabili per spostare elementi scenografici ma che disturbano quando non risultano addirittura assurde.
Dirigeva con grande fiuto drammatico e anche dei bisogni particolari degli artisti ,(anche se in qualche momento si lasciava andare a tempi alquanto lenti, Renato Palumbo, cui riusciva di far suonare l'orchestra quasi sempre molto bene. Il coro, istruito da Peter Burian, con qualche attacco non del tutto preciso nel secondo atto, era complessivamente in buona forma.
Tamara Wilson e Andrea Caré.
In tutte le recite i comprimari erano gli stessi, e cioè il bravo tenore Francisco Vas (Flavio), caratterista di lusso, e la molto corretta Ana Puche (Clotilde). Per Oroveso, tramontata la stagione dei Pinza, Pasero, Siepi e Ghiaurov o Rossi Lemeni, si aveva Raymond Aceto (volume tanto, ma acuto fisso e forzato) e Simón Orfila (sicuramente meno ‘basso', ma più interessante come cantante). Adalgisa veniva divisa fra l'eccellente Ekaterina Gubanova, la cui versatilità risulta davvero notevole, e la più intima ma interessantissima Annalisa Stroppa. Gregory Kunde era il belcanto in persona, e Pollione non è un personaggio simpatico, ma Andrea Caré sfoggiava un bel timbro freschissimo e un grande slancio nella seconda compagnia. Sondra Radvanovsky ha ottenuto, insieme a Kunde, un enorme trionfo, grande almeno quanto la sua voce. A parte un certo vibratello che particolarmente mi disturba si può discutere se le sue qualità si adeguino sempre a tutte quelle richieste per il difficile ruolo della sacerdotessa. Ad esempio, si tratta di una grande interprete o solo di una grandissima tecnica? A parte centro ed acuto, e i piani ben costruiti ma non troppo naturali, ha davvero il grave per tanti momenti (un esempio su tutti, ‘In mia mano alfin tu sei')? Le agilità non sono il suo forte, ma per una voce di queste dimensioni è un fatto piuttosto normale, se non ti chiami Cerquetti. Personalmente penso che, con le caratteristiche di un vero soprano ‘spinto', era molto più interessante e vicina all'ideale la prestazione della giovanissima Tamara Wilson, molto più naturale, anche come emissione, con dei veri gravi, e un buon volume –ovviamente non delle dimensioni torrenziali della sua più famosa ed esperta collega. Jorge Binaghi
18/2/2015
Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.
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