RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 Norma

al Teatro Comunale di Padova

La Stagione Lirica al Teatro Comunale “G. Verdi” è iniziata con la tragedia lirica Norma di Vincenzo Bellini, partitura assai ostica da allestire oggi per la scarsa presenza di protagoniste adeguate, nella maggior parte dei casi si tratta di soluzioni frutto di adattamento.

È il caso accaduto anche nella città veneta, dopo alcune sostituzioni dalla pubblicazione del programma, abbiamo avuto la presenza di Saioa Hernandez. La signora, che credo di origini spagnole, ci ha offerto una prova canora non del tutto convincente, anche se gli organizzatori hanno continuamente sbandierato che trattasi dell'allieva prediletta di Montserrat Caballé, ma questo non vuol dire nulla, mi si permetta di affermare che frequentare quale docente un celeberrimo cantante del passato non equivale ad avere le stesse caratteristiche. La voce è sicuramente importante, di spessore drammatico e potrebbe essere anche un mezzo ideale per affrontare il ruolo, tuttavia un registro acuto piuttosto stridulo e un canto d'agilità raffazzonato non offrono il segno peculiare per una performance dignitosa, anche se il fraseggio era variegato ed espressivo.

Molto meglio l'Adalgisa di Annalisa Stroppa, la migliore del cast, sensibile interprete, puntuale cantante rifinita e con accenti partecipati. Luciano Ganci, Pollione, ha espresso buoni mezzi e anche intenzioni apprezzabili, peccato che qualche caduta dell'intonazione e uno stile non sempre omogeneo abbiano remato contro. Ritengo che se il ruolo sarà più focalizzato ed eseguito in futuro, in altra situazione potrebbe riservare migliori risultati.

Accettabile l'Oroveso di Cristian Saitta, anche se manca dell'ampiezza nobile del ruolo e di una scansione vocale più penetrante. Ottima, anzi quasi sprecata, Alessia Nadin nel piccolo ruolo di Clotilde, precisa e molto musicale, altrettanto si deve registrare del bravo Antonello Ceron nel ruolo di Flavio.

Il vero tallone d'Achille di questa produzione è stato il direttore Tiziano Severini, il quale con il titolo belliniano ha pochissima dimestichezza poiché dirige sempre con estrema lentezza ampliando i tempi in maniera monotona e non trovando un'efficace e convincente interpretazione. Tale aspetto ha compromesso in generale l'esito della serata ma soprattutto l'esibizione dei solisti, i quali se fossero stati sorretti in altra concezione, forse, avrebbero potuto offrire risultati migliori. Esecuzione nella quale sono stati omessi tutti i da capo. L'Orchestra di Padova e del Veneto non brillava particolarmente per precisione e omogeneità, si può ipotizzare perché attenta alle disposizioni del podio, tuttavia dalla stessa formazione ho ascoltato prove ben superiori.

Molto buona la prova del Coro Città di Padova, diretto da Dino Zambello, preciso e omogeneo.

Lo spettacolo era una creazione di Paolo Miccichè, autore di regia, scene e visual graphic, le quali sono delle proiezioni che si accostano a una scenografia ridotta al minimo. Avevo già assistito a questo tipo di spettacolo realizzato dallo stesso Miccichè all'Arena di Verona nel 1999. In tale occasione non mi aveva particolarmente colpito anzi, direi annoiato. La Norma odierna è stata leggermente migliore, forse perché trattasi di uno spettacolo al chiuso e più raccolto. Le proiezioni erano anche godibili, seppur notevolmente iconografiche, ma il vero disturbo consisteva nel continuo scorrere delle immagini, il quale provocava disturbo nella visione e una sorta di stordimento nello spettatore, a questo si aggiunga che il colore dominate era il nero e pertanto la scena era sempre scura e plumbea, per nulla affascinante. La mano registica era quasi assente, banali i movimenti, soprattutto del coro, e poca perizia nei momenti più drammatici, come il finale atto primo e la scena prima del secondo, nella quale la tensione raggiunge l'apice quando Norma ipotizza di assassinare i suoi figli. Costumi, tradizionali ma decorosi, di Alberto Spiazzi e luci non sempre azzeccate di Graziano Albertella.

Applausi al termine, a chi scrive apparsi più di cortesia che di vero successo.

Lukas Franceschini

25/10/2015

Le foto del servizio sono di GabFoto Padova.