Norma alla Fenice
Mariella Devia da l'addio alle scene
Le tre recite di Norma previste al Teatro Fenice per il mese di maggio hanno assunto inaspettatamente un significato peculiare: rappresentano l'addio alle scene del soprano Mariella Devia. Quando la direzione artistica del Teatro programmò la stagione odierna con la ripresa della produzione di Norma, non aveva pensato che questo fosse il commiato del grande soprano. La decisione di Mariella Devia è scaturita nel corso del 2018 e ha colto l'occasione, dopo Roberto Devereux a Parma, di chiudere la carriera con il programmato impegno veneziano. Come da lei affermato non sarà una chiusura totale, si esibirà ancora in qualche concerto e terrà delle masterclass ma il palcoscenico è abbandonato definitivamente. Del caso scriverò più avanti. Lo spettacolo ideato interamente da Kara Walker (regia, scene e costumi) fu allestito alla Fenice nel 2015 nell'ambito di un progetto speciale con la Biennale Arte 2015. Fu e resta una delle produzioni più infelici del teatro veneziano poiché la signora Walker debuttava nel mondo dell'opera e a conti fatti pare che sia un mondo a lei estraneo, ne abbiamo parlato ampiamente in occasione della prima e di una successiva ripresa. Il curriculum della Walker rileva che è un artista importante nel campo dell'arte figurativa con importantissimi riconoscimenti e collaborazioni con le più importanti istituzioni internazionali. Tuttavia proprio questa peculiarità identifica la sterilità di una regia non realizzata. I cantanti sono lasciati al loro istinto senza una guida, entrano ed escono senza un criterio. La vicenda è spostata in Africa, quella della colonizzazione ottocentesca. Idea bizzarra e poco suggestiva, anche se scavando nella drammaturgia potrebbe comunque avere una chiave di lettura anche efficace, ma poiché questa non è sviluppata tutto si riduce al banale, come lo sono le scene e costumi.
Direttore e concertatore era Riccardo Frizza, il quale trova momenti efficaci solo nella realizzazione di tersi momenti drammatici e vigorose dinamiche, meno nei passi più intimi piuttosto dilatati. Nel complesso la sua direzione non era del tutto omogenea con tempi altalenanti ma la perizia con cui segue e accompagna il canto è rilevante. L'orchestra della Fenice è molto professionale e partecipe, il Coro, diretto da Claudio Marino Moretti, ancor più ragguardevole per eccelsa omogeneità.
Stefan Pop, Pollione, non proprio disinvolto sulla scena, vanta una bella voce e una pregevole prova musicale, baldanzosa e molto efficace nel registro acuto, meno riuscito lo scavo del personaggio nel gioco dei colori e del fraseggio. Qualità che invece sono alla base dell'interpretazione di Carmela Remigio, Adalgisa, cui si aggiunge una spiccata musicalità, ma la resa vocale non è del tutto rifinita con qualche lacuna soprattutto nel registro grave. Nondimeno si deve registrare una maturazione ragguardevole del personaggio, se messo a confronto con precedenti esecuzioni. Luca Tittolo è un Oroveso imponente e di ottimi mezzi vocali anche se in alcuni momenti non perfettamente calibrato, tuttavia la sua prova è positiva anche se è parso constatare una generale stanchezza. Ben rifinito il Flavio di Emanuele Giannino, molto meno efficace la Clotilde di Anna Bordignon.
Infine Mariella Devia. Eviterò di usare termini anacronisti (diva, regina, ecc.) poiché l'arte e la storia della signora parlano da sole senza aggiunte. Sgombero anche l'argomento che Norma, tra gli ultimi debutti, non è proprio il ruolo adatto alla sua voce. Infatti l'ha affrontato nella parte finale della carriera e come altri ruoli belcantistici drammatici li considero degli “sfizi”, nel senso che prima di ritirarsi ha voluto affrontare anche personaggi che sullo spartito le sarebbero stati ostici. È indiscussa la professionalità della Devia, che per affrontare tali ruoli ha compiuto uno studio rilevante e trovato soluzioni idonee alla sua voce. È impressionante come ancora riesca a cantare con uno stile impeccabile, senza sconti ed esibendosi sempre al massimo delle sue capacità. La ragguardevole tecnica le permette ancora arcate di fiato straordinarie, con una voce sempre ferma e un uso della mezzavoce strabiliante. Per contro il registro grave, da sempre suo tallone d'Achille, è quasi inerme e l'interprete è sommaria, anche se si è notato un crescendo rispetto alla prima Norma bolognese.
Comunque non è il caso di un giudizio nel dettaglio nella recita odierna, piuttosto un affresco di una delle maggiori cantanti italiane degli ultimi decenni. In quartacinque anni di carriera la signora Devia ha calibrato con doverosa serietà il suo repertorio, lasciando un segno indelebile nei nostri ricordi: Puritani, Lucia, Capuleti e Montecchi, Comte Ory, Lakmé, Tancredi, Adelaide di Borgogna. Sempre mirabile ma con esiti meno edificanti quando ha affrontato i ruoli Colbran rossiniani, ma ci troviamo sempre di fronte a una grande cantante, la quale esegue tutte le note e tutto è perfettamente eseguito, però meno interpretato. Tra i ruoli mozartiani resta scolpita la Costanze di Die Entführung aus dem Serail, e una notevole Donna Anna del Don Giovanni. Avrebbe potuto forse fare anche altri ruoli, soprattutto francesi, che ben si adattano alla sua voce, e ricordiamo che fu una memorabile Manon Lescaut di Aubert e anche una Leila (Pescatori di Perle) di lusso, ma probabilmente altri ruoli, che forse lei avrebbe voluto affrontare, non le sono stati proposti e poi anche in una lunga carriera non si può certo cantare di tutto e i personaggi principali di repertorio che lei eseguiva le erano molto frequentemente richiesti.
Encomiabile che si sia ritirata prima di farsi compiangere, è un lusso che non tutti si sono potuti permettere, e non sono qui a dispiacermi per il ritiro, anche una carriera ha una fine e la decisione è più che comprensibile considerata l'età. Quello che aveva da dire l'ha detto e molto bene.
Resta per chi scrive un ricordo e una gratitudine a una cantante che ha segnato la mia esistenza sia di spettatore sia di recensore con tanti e tanti magnifici ricordi, in molti casi insuperabili, cui vanno solo un grazie e un inchino a un'artista di tale levatura. Grazie, signora Mariella Devia, per tutto quello che ha dato all'arte del canto.
Lukas Franceschini
2/6/2018
Le foto del servizio sono di Michele Crosera-Teatro La Fenice.
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