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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

I tormenti dell'Olandese volante a S. Cecilia

Convince la direzione di Mikko Franck

«L'Olandese volante è il poema mitico del popolo: un antichissimo aspetto della natura dell'uomo si manifesta in esso con una forza che commuove. Nel suo significato più generale, questo aspetto è l'ardente desiderio di pace e di tranquillità dopo le tempeste della vita», scrive Wagner riguardo il primo, autentico capolavoro scaturito dalla sua ispirazione, base sulla quale edificherà un'esperienza drammatica fra le più alte dell'intera storia della musica. Essenziale nella scelta del soggetto fu la declinazione della nota leggenda scritta da Heine. Nell'Olandese si mescolano il mito di Ulisse, consegnato dall'antichità ellenica, e quello dell'Ebreo errante, viandante condannato a vivere un'esistenza già da tempo conclusa. L'esperienza concreta, una navigazione tempestosa nei fiordi norvegesi, fornì al compositore le suggestioni necessarie a confezionare una partitura pervasa dal turbinare di echi marini. Nella figura del capitano infernale, condannato dal diavolo a vagare senza tregua, roso dal desiderio di annientamento, Wagner adombra forse la solitudine dell'artista, come sarà ancor più evidente in Lohengrin. La redenzione può giungere solo attraverso la fedeltà e il sacrificio di una donna. La peculiare drammaturgia dell'Olandese volante è assimilabile a una grande ballata, in quanto il consueto conflitto drammatico è quasi del tutto assente. Anche la gelosia di Erik nei confronti di Senta, sua fidanzata, nulla può contro un destino già scritto, simboleggiato dal pallido ritratto dell'Olandese verso il quale la donna prova un inspiegabile trasporto. L'amore fra i due è già nato, così come il filtro magico in Tristan und Isolde è solo un pretesto per esplicitare un sentimento già presente. La dicotomia fra il quotidiano, rappresentato dal venale Daland, il padre di Senta, e la vicenda sovrannaturale dell'Olandese, ricorda un analogo contrasto presente nel Fidelio beethoveniano, dove alla commedia borghese si oppone la tragedia notturna di Florestano. Carl Dahlhaus parla di un'azione esteriore, di un intreccio operistico di stampo maggiormente tradizionale, e di un'azione interiore che avvolge e lega i due protagonisti. Wagner è avviato verso il superamento delle usurate forme operistiche, che lo spingerà alla creazione del dramma musicale. L'esecuzione in forma di concerto ascoltata all'Accademia di S. Cecilia si pone come un ulteriore tassello alle rappresentazioni wagneriane iniziate alla fine degli anni ottanta.

La direzione di Mikko Franck rende pienamente giustizia alla burrascosa ispirazione wagneriana. Il maestro finlandese ha una maniera del tutto peculiare di dirigere. Solo a tratti siede sullo sgabello collocato sul podio, sfogliando la partitura. Più di frequente scende nel mezzo dell'orchestra, quasi a evidenziare la volontà di stabilire un contatto più stretto con i suoi musicisti. Segue le diverse sezioni con cura, poi si volta verso i cantanti, modellando insiemi di rara compattezza. La compagine dell'Accademia risponde in maniera eccellente. Addirittura strepitoso il coro, in particolare nella geniale scena posta all'inizio del terzo atto, dove la frivola canzone intonata dai marinai viene interrotta dall'equipaggio spettrale. L'irruzione del sovrannaturale all'interno del quotidiano non potrebbe essere più dirompente.

Iain Paterson è un Olandese dalla convincente presenza scenica. La voce è solida, anche se non enorme, l'accento adeguato alle atmosfere sulfuree e sofferte che ammantano il personaggio. Non ha alcun problema di volume Amber Wagner, una Senta dalla voce potentissima e dagli acuti folgoranti. Nonostante l'inevitabile usura vocale dovuta all'età e ai numerosi cimenti wagneriani, il veterano Matti Salminen incarna un Daland profondamente umano e teatralmente efficace. Dignitoso l'Erik di Robert Dean Smith, anche se l'emissione è a volte forzata e l'espressività latita. Ottimo il timoniere di Tuomas Katajala, apprezzabile la Mary di Tiziana Pizzi. Pubblico entusiasta.

Riccardo Cenci

3/4/2018