RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La prima volta di Rodelinda

a Santa Cecilia

Estroverso, comunicativo, vera star del panorama barocco contemporaneo, Raffaele Pe ha portato l'haendeliana Rodelinda all'Auditorium Parco della Musica il 22 novembre per la stagione di Santa Cecilia, dove non era mai stata eseguita. Produzione in forma di concerto nell'ambito della stagione da camera, e quindi senza repliche, in un'unica serata. L'edizione critica proposta dallo stesso Pe e dal suo ensemble, La Lira di Orfeo, tiene conto del dettato della prima assoluta del 1725, senza trascurare elementi irrinunciabili aggiunti nelle riprese successive, come la nota aria di Bertarido Vivi tiranno. Numerosi tagli hanno interessato in particolare i recitativi, oltre ad alcune arie, per ricondurre la partitura a proporzioni più consone all'attenzione del pubblico moderno, anche considerando l'assenza dell'elemento scenico. Pubblico che, in realtà, non ha risposto nella maniera che ci si aspettava. La sala Santa Cecilia presentava molti, troppi posti vuoti. Con il senno di poi, sarebbe stato meglio presentare l'opera in un ambiente più raccolto, anche per motivi di acustica.

Detto ciò, Rodelinda si annovera certamente fra i grandi capolavori operistici di Händel. Il tema della costanza amorosa trova curiose prefigurazioni del Fidelio beethoveniano, in particolare nel terzo atto, ambientato in una prigione. L'esecuzione strumentale è certamente curata e accorta, ma manca del piglio teatrale che una presenza direttoriale autorevole e costante avrebbe garantito. Pe, infatti, si rivolge all'orchestra solo quando è in scena, delineando gestualità più coreografiche che sostanziali, mentre la concertazione vera e propria è affidata al primo violino. Nel cast emerge appunto Raffaele Pe nel ruolo di Bertarido, per la vocalità robusta e il virtuosismo acceso. Karina Gauvin (Rodelinda), veterana del repertorio, è apparsa piuttosto appannata e imprecisa all'inizio della serata, crescendo solo a partire dal duetto conclusivo del secondo atto, “Io t'abbraccio”, colmo di partecipazione emotiva. Bravissimo l'altro controtenore, Rafal Tomkiewicz, un Unulfo dal timbro accattivante e dalla voce omogenea in tutti i registri. Apprezzabile ma un poco al di sotto delle aspettative la Eduige di Giuseppina Bridelli, agile e più che corretta nell'emissione, ma un poco vacua dal punto di vista espressivo. Grazie a una vocalità tenorile tendente al baritonale, Luigi Morassi delinea un Grimoaldo incisivo e adeguato alla complessità del personaggio, roso da intricati rovelli interiori. Deludente infine Mirco Palazzi nei panni di Garibaldo. Applausi comunque convinti.

Riccardo Cenci

26/11/2024

La foto del servizio è di Nah Shaye.