Reggio Emilia 1984
Martedì 19 e mercoledì 20 novembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia è andato in scena 1984 di George Orwell, il cui adattamento e la cui traduzione sono nati dalla collaborazione del regista britannico Matthew Lenton e di Martina Folena. Ieri sera abbiamo avuto il privilegio di assistere alla prima regia italiana del fondatore della compagnia teatrale di fama internazionale “Vanishing Point” di Glasgow, la cui opera oggi è forse più attuale di quando è stata concepita dal suo autore, e questo lo ha dimostrato molto bene lo spettacolo di ieri, scene semplici ma molto ben congegnate e capaci di immergerci nel mondo immaginato da Orwell attraverso una serie di cornici di neon, quasi degli enormi schermi. Lo schermo è infatti in qualche modo un personaggio principale dell'opera, sorveglia il protagonista e il suo mondo in nome del leader del macrostato totalitario di Oceania: il Grande Fratello.
L'obiettivo del Grande Fratello è chiaro a tutti: controllare non solo le vite e i comportamenti dei suoi cittadini ma dominarne il pensiero.
Come non trovare analogie con la nostra epoca? L'opera è in qualche modo la storia della “reimpostazione mentale” di un'anomalia di un sistema: un piccolo impiegato il cui crimine è quello di tenere un diario e il cui difetto è quello di avere una memoria, quella che spesso manca all'umanità.
Le scene di Guia Buzzi, supportate dalle luci di Orlando Bolognesi, dalle musiche di Mark Melville e dai costumi di Gianluca Sbicca, hanno creato uno spettacolo rapido e capace di risvegliare le nostre menti, i video di Riccardo Frati e gli attori sulla scena invece ci hanno fatto riflettere: stati totalitari anonimi e onnipresenti, sempre con noi attraverso i loro schermi, sembrano una realtà quanto mai contemporanea alla nostra.
Ricordiamo i nomi degli attori che hanno reso possibile questo spettacolo: Antonietta Bello, Luca Carboni, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Pio Stellaccio, Antonio Tintis, Giuliana Vigogna.
Il pubblico ha applaudito con entusiasmo quella che a nostro giudizio è un'opera assolutamente riuscita e ci auguriamo di gustarne presto altre simili.
Antonio Pasqualino
21/11/2019
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