Barcellona
L'Otello rossiniano batte quello di Verdi
C'era ancora una seconda compagnia per quel povero Otello verdiano del Liceu con lo stesso allestimento sciapo e nullo di Kriegenburg e la direzione di Auguin, con un'orchestra e un coro meno credibili di prima. Fra le novità, l'unica degna di menzione è quella del soprano messicano Maria Katzarava, buon materiale ma priva di mezzevoci e con un grave ingrato e poco naturale. Marc Heller era un protagonista inaccettabile e solo un po' meglio Ivan Inverardi nei panni di Iago. Gli applausi erano poco convinti e si sentivano pure alcuni buu.....
Che differenza con la versione in forma di concerto (che sollievo) dell'‘altro' Otello, quello di Rossini. Orchestra – con qualche errore materiale vistoso del corno e gli archi non troppo sottili – e coro si trovavano anch'essi in miglior forma, e immagino che non sia un caso che ci fosse la bacchetta di Christopher Franklin, che sembrava conoscere davvero partitura e stile. Chi conosce davvero a memoria partitura ed è una garanzia di tecnica, stile, responsabilità e capacità è, naturalmente, Gregory Kunde, protagonista insostituibile, che non aveva bisogno di guardare le note per cantarle e così poteva interpretare alla grande una parte che gli altri tenori dell'Otello di Verdi con tutte le scene e i costumi non riuscivano a trasmettere. Che dire? Un vero baritenore, che può cantare anche il protagonista di Verdi come ha dimostrato di recenté, maestro del recitativo.
Jessica Pratt (al posto di Julia Lezhneva) è stato un altro elemento di forza, con solo qualche debolezza nel centro-grave, comprensibile quando si ricorda che si tratta di un ruolo ‘Colbran' e lei è un soprano di coloratura. Le agilità e l'acuto e sovracuti e messe di voce erano di tutto rispetto. Ovviamente il riferimento odierno per Rodrigo è Florez, ma Dmitry Korchak non lo fa rimpiangere: acuti esatti, sparita la nasalità che ingombrava tempo fa il suo canto, musicalità gli assicuravano un meritato trionfo, particolarmente nella lunga e difficile aria del secondo atto. Buoni anche i risultati di Yijie Shi nella parte difficile e ingrata di Iago; anch'esso ha fatto enorme progressi dall'epoca dei suoi primi passi a Pesaro. Bene, anche se più bassobaritono che basso e con un acuto un po'chiaro e al limite, l'Elmiro di Mirco Palazzi. Interessante il Doge di Josep Fadó, discreto il gondoliere di Beñat Egiarte (colore di voce bello in acuto, ma diversamente negli altri registri) e corretta l'Emilia di Lidia Vinyes-Curtis, piuttosto un soprano corto che non un vero e proprio mezzosoprano. Grande successo di pubblico, meritatissimo .
Jorge Binaghi
8/2/2016
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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