RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La Missa Papae Marcelli

alla chiesa di San Giuliano a Catania

La risposta della Chiesa romana alla Riforma Luterana investì anche il campo della musica, che venne sottoposta a regole piuttosto severe: in chiesa essa doveva essere “a cappella”, vale a dire solo vocale o eventualmente accompagnata dall'organo; la messa doveva venire recitata in latino, doveva essere cantata da musicisti di professione e non dai fedeli. Infine furono proibite tutte le sequenze a eccezione di quattro (Victimae Paschali Laudes, Veni Sancte Spiritus, Lauda Sion, Dies irae). A queste ne venne poi aggiunta nel 1727 una quinta, Stabat Mater. A tutte le chiese cattoliche fu imposto il rispetto delle nuove regole, ma non in tutte le città l'obbligo venne osservato. Solo i compositori della scuola romana misero davvero in pratica i principi stabiliti dalla Controriforma sulla musica liturgica, per quanto anch'essi talvolta finissero per trovare un compromesso con il gusto melodico sonoro della musica profana.

Il più significativo rappresentante di tale scuola fu Giovanni Pierluigi da Palestrina, il quale riuscì a rinnovare una forma sacra tradizionale come la messa inserendo in ogni sua creazione elementi autentici e originali. Tra di essi l'uso alternato di parti omofoniche e polifoniche, lo sfruttamento della coralità nei suoi vari aspetti e combinazioni (dal coro a quattro voci a quello doppio), l'intreccio sapiente di morbide e vellutate melodie e infine l'impiego di una scrittura polifonica nitida che lasciava sempre comprendere chiaramente il testo.

Uno dei capolavori che pone in atto tale nuova concezione sarà proprio la Missa Papae Marcelli, in onore di Papa Marcello II che regnò per sole tre settimane nel 1555. Secondo un aneddoto, il pontefice stava celebrando i riti del Venerdì Santo e rimase colpito dal fatto che i cantori, fra cui lo stesso Palestrina, eseguissero delle polifonie talmente elaborate da rendere impossibile la comprensione del testo. Il papa chiamò allora tutti i musicisti e spiegò loro come la musica dovesse essere d'aiuto a comprendere la parola divina, senza offuscarla con eccessivi virtuosismi. Queste parole colpirono il Palestrina che circa sette anni dopo la morte del pontefice diede vita al suo sfavillante capolavoro.

Il Settimo Festival Internazionale del Val di Noto “Magie Barocche” si è aperto il 20 ottobre, presso la Chiesa di San Giuliano a Catania, con il coro della Cappella Musicale Pontificia Sistina diretta dal maestro Massimo Palombella, che ha offerto al foltissimo pubblico convenuto un'esecuzione di altissima qualità della Missa Papae Marcelli. Ogni passaggio, ogni parola, ogni nota è stata porta all'uditorio con grande afflato mistico e ieratico, senza mai forzare le sonorità ma scolpendole e cesellandole con estrema grazia ed effusione ascetica. La direzione del maestro Palombella (che ha curato l'edizione critica della messa) è stata di una perfezione davvero rara, non dando mai luogo, all'interno dello spazio acustico della chiesa, a fenomeni di riverbero o di ridondanza (non è certo un caso che la messa sia stata recentemente registrata per la prestigiosa casa discografica Deutsche Grammofon).

La magnifica serata è stata introdotta dal maestro Antonino Marcellino, presidente del Festival Internazionale del Val di Noto “Magie Barocche”, che vanta come organizzatori, come ha voluto sottolineare lo stesso presidente, Michele Gasbarro (direttore artistico), Claudia Patanè (direttore organizzativo e di produzione), Daniele Cavallaro (direttore tecnico), Salvatore Maugeri (coordinamento editoriale) e Caterina Rita Andò (ufficio stampa). Il coro è stato magnificamente integrato in alcune sue parti dai Pueri Cantores, preparati con estrema professionalità da Marcos Pavan e da Michele Marinelli.

Prima dell'inizio del concerto Monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, ha dato il benvenuto al coro e alla manifestazione. Se il buon giorno si vede dal mattino l'inaugurazione del 7° Festival Internazionale Val Di Noto Magie Barocche ha avuto il suo incipit sotto i migliori auspici.

Giovanni Pasqualino

21/10/2017