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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Re Lear si diverte

romanzo di Paolo Patrizi

Già critico musicale, saggista letterario e giornalista, Paolo Patrizi si propone al pubblico italiano anche come narratore con il suo primo romanzo dal titolo Re Lear si diverte, edito nel 2021, in piena pandemia, dalla casa editrice Raffaelli di Rimini. Il significativo volume ha pertanto corso il serio rischio di passare inosservato e di cadere nell'oblio. Fortunatamente l'allentamento graduale delle tante regole restrittive istituite dal nostro governo per l'epidemia di covid 19, regole congegnate con modalità tanto poco pratiche quanto irrazionali e dissennate, ha permesso, allo stato presente, un ritorno graduale alla normalità attraverso cui ripristinare una corretta presentazione, distribuzione e circolazione della cultura in generale e pertanto anche dei libri in particolare.

In linea con la miglior tradizione della detective story all'italiana che discende per i lombi di originali scrittori come Augusto De Angelis, Ezio D'Errico, Franco Enna, Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli e Maurizio De Giovanni, Paolo Patrizi ha dato vita a un vero e proprio giallo musicale ben congegnato, ben costruito e ben sviluppato, che fa agire come protagonista principale l'ex baritono di successo Rambaldo Zanotti, divenuto in seguito alla perdita della voce, un po' per passione e un po' per sbarcare il lunario, un rinomato investigatore privato della città ambrosiana. In tale complicata e rischiosa attività lavorativa egli viene coadiuvato con dedizione e passione dall'amico Michelangelo Durante (soprannominato Torpedine), un ex suonatore di viola da gamba in complessi barocchi (ma anche ex clacchista), allontanatosi dal mondo della musica per profondi e poco conosciuti motivi personali.

Entrambi i componenti dell'agenzia investigativa verranno coinvolti in una intricata vicenda che ha come background il teatro alla Scala, cantanti e coristi d'opera, agenti teatrali, critici, impresari, politicanti, musicofili, musicomani e perfino nostalgici del ventennio , i quali spesso riescono a teorizzare, anche se in modo alquanto arbitrario, libero e fantasioso, un parallelismo ideologico, ma forse sarebbe meglio dire un'equazione di tipo storico-patriottico, fra lo spirito risorgimentale che aveva animato alcuni melodrammi verdiani della prima metà dell'800 e il fanatismo nazionalistico che veniva invece montato ed esaltato in periodo fascista.

Così Patrizi riesce a imbastire con maestria un intricato plot durante il quale avvengono ben quattro omicidi che ruotano tutti attorno a un presunto ritrovamento della partitura originale del Re Lear di Giuseppe Verdi, reperimento che si rivelerà alla fine un falso plateale. È vero che l'intenzione di realizzare tale melodramma assillò la fantasia e la creatività del compositore romagnolo per tutta la vita, ma risulta altrettanto storicamente accertato che di esso non redasse mai una sola nota, mentre ci è rimasto solo e solamente il libretto creato da Antonio Somma.

Lo stile di scrittura del volume si evidenzia fin dalle prime pagine fluente, scorrevole e coinvolgente, vivo e diretto, mai baroccheggiante, soverchiamente stilizzato o gratuito. Gli eventi vengono presentati al lettore con ordinata e coerente successione spazio-temporale, senza mai affastellare luoghi, fatti e personaggi in modo disorganico o caotico. Sarà alla fine lo stesso autore che, fornendo un magistrale colpo di scena tanto estremo quanto inaspettato, segnerà il suggestivo epilogo di questo seducente thriller musicale, del quale certamente non saremo noi a svelare l'identità dell'assassino-burattinaio che muove le fila di ogni azione spregevole e nefasta.

Va anche notato che nel romanzo serpeggia, in modo quasi trasversale, una simpatica e sottile vena sarcastico-umoristica, talvolta anche fortemente demistificatoria, nei confronti del milieu, ma forse sarebbe meglio dire del demi-monde che affolla il teatro d'opera, visto nei suoi aspetti più crudi e concreti, nei quali agenti, cantanti, strumentisti, sovrintendenti, direttori artistici, amministrativi e funzionari teatrali vari, spesso raccomandati, fiancheggiati e spalleggiati da politicanti senza scrupoli, perseguono senza tregua e con pertinacia solo e solamente i loro foschi e loschi fini, siano essi di natura economica, politica, sociale e talvolta anche sessuale.

Un mondo presentato e rappresentato lontano dalle pseudo-idealità protoromantiche e idilliaco-sentimentali che spesso coprono come un vero e proprio velo di Maia la miserabile e miserrima bassa prosaicità dettata per lo più da sentimenti umani, forse troppo umani, quali potere, avidità, invidia, rancore, livore, cupidigia!

Tratto originale del romanzo è anche quello di designare ogni capitolo con la divisa di una particolare aria d'opera lirica, che in certo qual modo cerca di circoscrivere e demarcare l'ambito semantico (talvolta meta- semantico?) attorno al quale si dipana la matassa delle circostanze. Parecchio gradevole si mostra pure la veste tipografica con la quale è presentato il libro al pubblico e particolarmente attraente risulta la copertina, nella quale compaiono sul proscenio di un teatro assolutamente vuoto un mattaccino pensoso e Re Lear attonito, entrambi armati di pistola!

Giovanni Pasqualino

5/5/2022