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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Anton Bruckner: il piccolo uomo con l'anima del titano

Pappano esegue l'Ottava Sinfonia del compositore austriaco

Vi è un contrasto apparentemente insanabile fra il Bruckner uomo, dai modi goffi e bizzarri, dal comportamento ingenuo e servile che sembra accostarlo ad alcuni personaggi della narrativa di Robert Walser, e le ampie prospettive della musica che sgorgava dalla sua penna. L'abisso che separa una vita timida e modesta da un'opera di gigantesche proporzioni sembra inspiegabile. Eppure basterebbe esplorare l'ambiente provinciale nel quale è maturata l'esperienza creativa di Bruckner, nativo di Ansfelden nei dintorni di Linz, per comprendere il suo atteggiamento nei confronti del mondo. Viene da pensare a tanti racconti di Stifter, alla loro capacità di parlare del quotidiano in una cornice dalle prospettive immense, dove la voce della natura è protagonista assoluta.

Un'attitudine che risalta con formidabile evidenza nella lettura dell'Ottava Sinfonia, presentata nella versione di Robert Haas, che Antonio Pappano ha offerto al pubblico di S. Cecilia. Un'opera la cui lunga gestazione ci parla di un percorso particolarmente tormentato, usuale nell'esperienza di un autore costantemente insicuro, restio a porre la parola fine alle proprie creazioni. Questo perché le sue sinfonie non si esauriscono nell'arco temporale dell'esecuzione, ma paiono additare epoche primordiali, echi di realtà ormai inattingibili. Pappano asseconda le ampie arcate bruckneriane con assoluta naturalezza, conducendo l'ascoltatore verso vette inesplorate per ricondurlo poi nelle pieghe di una scrittura minuziosa, che sembra in grado di registrare la singola foglia su di un albero, il canto isolato di un uccello perso nell'immensità del paesaggio. Eppure questa musica non è mai prosaicamente descrittiva. Semmai condivide un atteggiamento contemplativo, di stupore di fronte al mistero del mondo, che Pappano riesce a catturare con somma maestria. La sua interpretazione non esaspera il dualismo insito nella scrittura, ma carica le prospettive cosmiche dei languori di un tenue romanticismo e di una profonda umanità. Sostenuto da una pienezza timbrica ammirevole il suono non appare mai retorico, neppure nei momenti che sfiorano la magniloquenza, come nel mastodontico finale. Formidabile la prova dell'Orchestra dell'Accademia, perfetta in ogni sua sezione. Una precisione frutto di un lavoro accurato anche in vista della tournée che, a breve, la porterà ad eseguire l'Ottava in due roccaforti del sinfonismo mitteleuropeo quali Dresda e Vienna.

Lodevoli iniziative umanitarie accompagnano questo ciclo di concerti. Prima serata dedicato alla raccolta fondi di AfriKaSi Onlus, mentre le due successive ricordano i quarant'anni dalla fondazione di Amnesty International Italia, organizzazione indipendente e autofinanziata impegnata nella strenua difesa dei diritti umani.

Riccardo Cenci

25/5/2015