RECENSIONI
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Nuovi percorsi

una rassegna teatrale per i tempi di crisi

Nino Romeo

Il teatro Brancati di Catania ha dedicato buona parte del mese di dicembre ad una rassegna di autori contemporanei, proponendo una serie di testi di breve durata, i cui argomenti, in buona parte desunti dalla disagevole realtà odierna, hanno dato esito a risultari abbastanza interessanti sul piano drammaturgico.

Ha inaugurato la rassegna Post Mortem, un atto unico di Nino Romeo, per la regia di Pippo di Marca: un intenso spaccato esistenziale, al cui centro stavano le ossessioni di un professore universitario, un medico legale giunto all'apice della carriera accademica pur se partito da condizioni economiche quanto mai disagiate. Lugubre e claustrofobico, Romeo ha delineato con lodevole ricerca linguistica, pur se con qualche debolezza nel plot drammaturgico, una vicenda per molti versi emblematica di quelle che potrebbero definirsi coincidenze significative nella vita di un uomo.

A seguire, la rassegna ha proposto Medea Material, rivisitazione in chiave moderna del mito della maga dalla Colchide, che nel suo percorrere l'Europa finisce per incarnarsi nei mali stessi di questo continente; è stato poi il turno de I monologhi della Darboka e di La ballata sul male lontano, dedicata al tema dell'emigrazione del primo Novecento.

Salvatore Zinna

Il 17 dicembre è stata la volta di Doppio Legame, scritto da Maria Piera Regoli e da Salvatore Zinna, con le musiche originali di Renzo Ruggieri e la regia di Federico Magnano di San Lio: un intenso monologo, interpretato con vigoria e mimica eccellente dalla stesso Salvatore Zinna, dove per la prima volta veniva offerto uno spaccato sulla mafia a partire dalla soggettività del protagonista, e non dai dati oggettivi dei verbali giudiziari, degli spezzoni di telegiornale o delle cronache. Protagonista tale Enzuccio, che ricostruiva sul palcoscenico, in una lingua dove la caratterizzazione isolana veniva egregiamente resa da una pronuncia a bella posta sporca, la sua personale vicenda mafiosa, da povero spiantato costretto a vivere di espedienti, attraverso una lenta ma inesorabile discesa nel gorgo mafioso, sino alla carcerazione, dove, invisibile come lo era stato sempre nella vita, viene scaricato dalla mafia, costretto a fingersi pazzo prima, a tentare il suicidio poi, fino alla decisione di pentirsi, per una sorta di vendetta non solo contro la mafia, ma anche e soprattutto contro uno stato che crea di fatto, con i suoi garbugli burocratici, con le sue storture legali, qualunque possibilità ad un cittadino privo di mezzi di sussistenza di campare onestamente. Ed è proprio questa disperata angolazione che fa di Doppio Legame un testo emblematico ed originale, questa sua visione esistenziale della mafia, quasi un male assoluto ma di fatto necessario, che riesce a rigenerarsi da se stessa proprio grazie ad un tessuto sociale deprivante, alienante, che lascia solo il più debole, precipitandolo volente, ma più spesso nolente, nel vortice senza fondo di una sistema delinquenziale che stritola i più deboli esattamente come il meccanismo burocratico. Un testo che la politica dovrebbe leggere, ascoltare nelle sue risonanze più profonde, ma soprattutto meditare.

Il 19 dicembre è stato di scena il bravo Savì Manna con Turi Marionetta, del quale era anche l'autore e il regista: uno spettacolo piacevole e coinvolgente, il cui filo conduttore era la storia del teatro di figura, dai primordi preistorici, passando per il teatro delle ombre, fino ad approdare alla tradizione marionettistica. Utilizzando la tecnica del cuntu, Manna ha ripercorso questa lunga tradizione, arricchendola via via di aneddoti, di precisi rilievi storici, per poi dar vita al classico combattimento di Orlando e Rinaldo interpretato in gran parte con la tecnica delle ombre. Versatile e colto, Manna ha impersonato con buona verve e grande disinvoltura la figura di un arzillo anziano lasciato solo sul palcoscenico dal nipote, uno studioso di marionette di gran fama, col quale ha finto di duettare per telefono, con spunti davvero esilaranti, per tutta la durata dello spettacolo. Intensa, struggente e suggestiva la Rapsodia di una marionetta, scritta e suonata sul violino dallo stesso Manna.

La rassegna si chiuderà il 21 e 22 dicembre, con Molecole, uno spettacolo di teatro danza per la regia di Silvana Lo Giudice, dedicato al tema, sempre connesso con l'emigrazione, delle donne maritate per procura.

Giuliana Cutore

20/12/2013