RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Andsnes e Emelyanychev

Padri e figli

Appartengono a generazioni diverse il pianista norvegese Leif Ove Andsnes, interprete autorevole dalla fama consolidata, guidato da un'estetica pensosa e accurata, e il talentuoso Maxim Emelyanychev, dall'irruento impeto giovanile: due mondi apparentemente inconciliabili che hanno trovato un punto d'incontro nella stagione ceciliana. Nella visione del direttore russo il Quinto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven sfugge il consueto titanismo per attingere a mondi sonori di mozartiana chiarezza. Emelyanychev usa un organico ridotto, con corni e trombe naturali a definire un suono più tagliente. I fautori di un Beethoven già immerso nel burrascoso romanticismo disapproveranno, ma l'operazione appare interessante. Andsnes suona in maniera superba, con cristallino nitore e assoluto controllo del suono. Nell'Adagio, orchestra e piano trovano momenti di intensa comunione intessuta di prezioso lirismo, mentre il finale appare ritmicamente travolgente, mantenendo intatta la leggibilità del tessuto sonoro. Un “Imperatore” che rifugge la retorica dell'eroismo per farsi più intimo e umano.

Seguiva la Sinfonia n. 103 di Haydn, il cui carattere prebeethoveniano si esplicita in scelte estetiche insolite e spiazzanti. Emelyanychev dirige con spiccata eloquenza, variegata espressività e travolgente energia; il ponte fra classicismo e romanticismo non potrebbe essere più evidente. Apriva la serata Con brio di Jörg Widmann, ouverture da concerto datata 2008. Contrabbandare il contemporaneo a inizio concerto concedendogli uno spazio esiguo è scelta dettata dalla volontà di evitare defezioni da parte del pubblico romano, solitamente poco attento al nuovo. D'altro canto, finché si seguirà questa logica, risulterà arduo costruire programmi interessanti sulle tendenze musicali del nostro tempo, svolgendo nel contempo un ruolo educativo nei confronti dei fruitori. Detto ciò, il pezzo di Widman presenta addentellati beethoveniani evidenti. Citazioni emergono nel tessuto strumentale, mentre una gestualità incisiva richiama l'ombra del genio di Bonn. Emelyanychev offre un'esecuzione densa e vibrante, dimostrando di avere attitudine anche con un repertorio teoricamente meno vicino alle sue corde.

Riccardo Cenci

26/11/2024

La foto del servizio è di Musacchio/Musa.