RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Il duo pianistico Campanella-Leone

nell'interpretazione della Nona Sinfonia di Beethoven trascritta da Liszt

La serata del 30 marzo 2025, all'interno della stagione concertistica 2024/25 degli Amici della Musica di Firenze, ha offerto un concerto particolare sia per la proposta musicale che per la formazione. Il programma prevedeva il grande monumento della Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, mentre l'interpretazione era affidata al duo Michele Campanella-Monica Leone.

Per alcuni aspetti mi sembrava di rileggere il volume Theory and practice the great composers as teachers and students di Alfred Mann in cui, pur riferendosi solo alla composizione, si poteva assistere al passaggio di testimone tra Maestro (Campanella) e allieva (Leone).

Riguardo alla versione lisztiana della Nona Sinfonia è noto che essa fa parte della grande impresa del virtuoso del pianoforte di trascrivere tutte le sinfonie di Beethoven e, nella fattispecie, considerando le grandi difficoltà di concentrare la complessità della scrittura di quest'opera, egli opta per una trascrizione per due pianoforti, oltre ad avvicinarsi allo spirito beethoveniano fornendo un nuovo habitus . Ascoltando questa ‘trasposizione' ciò che colpisce - pur ritrovando i temi, i ritmi, le architetture formali e molti respiri beethoveniani - è che la versione lisztiana non trova ispirazione dalla scrittura pianistica del compositore di Bonn ma attinge ad una nuova linfa dalla quale non si possono escludere, oltre ad altri importanti lavori di sue precedenti trascrizioni di altri autori, i suoi Études d'exécution transcendante (Breitkopf & Härtel, 1852) dedicati al suo maestro Carl Czerny (1801-1803), allievo di Beethoven.

Ritornando alla serata corre l'obbligo riferire che per assistere al concerto occorreva ‘staccarsi' dalla partitura beethoveniana in toto e, di conseguenza, dal lirismo dell'ode An die Freude di Schiller. Rispetto a quest'opera, inedito capolavoro che a suo tempo fece vacillare l'idea in sé di Sinfonia tout court, necessitava aprire le orecchie verso un suono meno lusinghiero per accogliere il grandioso e complesso sinfonismo del pianoforte lisztiano. In effetti, per coloro che si attendevano una certa ‘restituzione' della fusione poesia-musica e del colore orchestrale con solo due pianoforti, l'ascolto non è stato un compito facile tanto da giustificare, probabilmente, il mancato sold out. A dire il vero il pubblico ha assistito all'intero concerto, durato oltre 60' minuti, con grande attenzione e silenzio quasi a voler accogliere lontani echi wagneriani in cui riflettere su questa Sinfonia da lui definita «evangelo universale umano dell'arte dell'avvenire».

Soffermandomi sull'interpretazione è stato, in qualche modo, ritornare nell'alveo di un grande pianismo in cui i due musicisti suonavano uno accanto all'altro e in una posizione inconsueta, ovvero voltando le spalle al pubblico.

Come per un ideale passaggio di testimone, si è potuto cogliere l'ego empirico delle due diverse menti musicali accomunate da un unico spirito: affrontare l'impervio compito nel ridare vita all'opera. Ognuno, nella propria declinazione dell'io, si è adoperato a restituire e sottolineare ogni piccolo dettaglio della partitura in cui il virtuosismo di entrambi, pur ancorato ad arcaismi ‘evocativi' beethoveniani, ha espresso il verbum mentis lisztiano.

Infine, arrivati all'ultimo movimento (Presto), tra alcune rievocazioni del melos presente nei precedenti movimenti, ecco presentarsi il celeberrimo tema (inno alla gioia) che dai primi ‘germogli' arriva ad inondare di suoni l'intera partitura fino a far immaginare i versi Freude trinken alle Wesen/An den Brüsten der Natur. L'invito ad abbracciare l'umanità intera si è trasformato, quasi per metamorfosi, nell'abbraccio e nell'ovazione del pubblico nei confronti degli interpreti.

Salvatore Dell'Atti

1/4/2025

 

La foto del servizio è di Giulia Nuti.