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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Si conclude al Teatro Bellini di Catania

la stagione sinfonica e da camera

Il concerto di venerdì 8 giugno (con replica il 9) ha concluso la Stagione sinfonica e da camera 2017-2018 del Teatro Massimo Bellini di Catania: in programma c'erano Das Schicksalslied per coro e orchestra op. 54 di Johannes Brahms, la Passacaglia op. 1 di Anton Webern e la Sinfonia n. 4 in re minore per orchestra op. 120 di Robert Schumann.

La composizione di Das Schicksalslied (Canto del destino) per coro misto e orchestra su testo (tre strofe) di Friedrich Hölderlin si può senz'altro affiancare al Requiem tedesco, dato che il tema fondamentale della partitura è costituito dagli eterni contrasti fra la vita e la morte, fra le miserie terrene e le sublimi consolazioni celesti, fra la materia e lo spirito. Il coro del nostro teatro, preparato con perizia, competenza e professionalità da Gea Garatti Ansini, è riuscito a esprimere appieno tutta l'estatica ieraticità del brano, mettendo in campo una vasta e delicata gamma di colori, una oculata puntualità negli attacchi e una morbida e soffusa dinamica fonica. Altrettanto efficace si evidenziavano gli interventi dell'orchestra del teatro, guidata con bravura, gusto e alto estro dal maestro Luigi Piovano, che della composizione (così come delle due seguenti) ha spiegato sinteticamente gestazione, messa in opera, struttura e significato.

A seguire si è avuta l'esecuzione assolutamente precisa e incisiva della Passacaglia op. 1 in re minore di Anton Webern, brano che non si può certo ascrivere al metodo compositivo “dodecafonico” ma che si muove ancora in una politonalità tipica di certa estetica espressionistica. Nella composizione Webern ricorre a una forma musicale del passato nella quale vengono sviluppate delle variazioni su un basso ostinato. Questa prima opera, redatta in tale particolare struttura, permetterà al musicista di consolidare fin dall'inizio della sua produzione quello che in seguito diventerà il linguaggio tipico della seconda Scuola di Vienna, cioè un costante rinnovamento di temi, evitando reiterazioni e ripetizioni, portando avanti una continua variazione dei parametri del timbro, del ritmo e della dinamica.

Il programma è stato concluso dall'interpretazione della Sinfonia n. 4 in re minore op. 120 di Robert Schumann, sicuramente una delle più importanti composizioni del maestro sassone, nella quale fra l'altro si manifesta più evidente l'influsso dell'impronta beethoveniana, in special modo della quinta sinfonia, come si può notare nella transizione, Langsam, fra lo Scherzo e il Finale. L'esaltante e vigorosa direzione di Luigi Piovano, artista dal gesto ampio e armonioso, ha trascinato l'intera orchestra del nostro teatro, che non solo si è mostrata all'altezza della bellissima partitura ma è anche riuscita a esaltarne la splendida e raffinata fattura, evidenziandone con estrema perizia, spiccata ed estrosa musicalità i tratti più teneri romantici e appassionati. Calorosi ed entusiasti gli applausi tributati dal pubblico presente nel parterre, nei palchi e nella galleria. Un concerto che si è rivelato un degno suggello di una stagione sinfonica pensata e programmata ad ampio spettro e realizzata operando scelte di raffinata qualità

Giovanni Pasqualino

9/6/2018

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.