RECENSIONI
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Barcellona

Monteverdi in concerto

Due recite che salvano la faccia per non dimenticare l'anniversario monteverdiano dopo l'ancora più fugace passaggio per il Palau de la Música delle falangi di Gardiner con un memorabile Ritorno di Ulisse recensito qui stesso.

L'Incoronazione di Poppea, l'apogeo del genio creativo del grande Claudio in materia di opera, malgrado i numerosi posti vuoti, aveva una più che buona esecuzione, com'è pratica normale adesso in questi concerti con abiti da sera o correnti, sortite e uscite, gesti vari, ecc., benché ci siano – a parere di chi questo scrive – dei distinguo da fare.

Jean-Cristophe Spinosi è un noto specialista del barocco e usciva a testa alta dalla tremenda difficoltà di questo titolo con il suo Ensemble Matheus, assolutamente esuberante e contemporaneamente perfetto dal punto di vista dello stile. Va a loro il merito principale del successo di questa prima ripresa dell'opera, che al Liceu arrivava per la prima volta solo nel 2009, allora in forma scenica, e forse in questo senso la decisione di non riprenderla è stata corretta almeno per mettere davvero in rilievo i valori musicali.

Poi ci sono, naturalmente, i cantanti, tutti adeguati, ma alcuni più brillanti o più a posto in quanto a stile e disinvoltura scenica degli altri. In un primo livello vanno annoverati Veronica Cangemi, un'ottima Fortuna e Drusilla, l'eccellente Maite Beaumont (Virtù, Ottavia e Damigella), Emilie Rose Bry (giovanissimo Amore, Valletto e Pallade), Luigi De Donato (fantastico Seneca e Console), Krystian Adam (un soldato, tribuno e soprattutto geniale Arnalta).

Molto bene anche se con poco – relativamente – da cantare Cyril Auvity (Mercurio, Tribuno e familiare di Seneca); bene, anche se la qualità della voce è modesta, Francisco Fernández Rueda (Lucano, un soldato, liberto, littore e nutrice di Ottavia – in questo caso un po' sopra le righe). Filippo Mineccia (Ottone e familiare di Seneca), seppure la voce sia piccola e non bellissima, è molto migliorato dall'ultima volta che l'ho sentito dal punto di vista tecnico.

Poi ci sono i protagonisti. Sabina Puértolas era vocalmente brillante, ma la sua Poppea non convinceva – almeno il sottoscritto – come espressività: troppe caccole e coccole più da soubrette furba di Mozart che capaci di tradurre la seduzione della protagonista. Lo stesso, ma ancora più caricato e sfocato, e in più una voce per momenti stentorea e scontrollata (è la prima volta che sento spiacevoli colpi di glottide in un controtenore), va detto del Nerone di David DQ Lee.

Jorge Binaghi

6/12/2017

La foto del servizio è di Monika Rittershaus.