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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Importante volume della Zecchini su Francis Poulenc

In verità mancava, nel panorama nazionale musicale e musicologico italiano, un accurato e completo volume che si occupasse a tutto tondo della vita e della produzione artistica del compositore francese Francis Poulenc (Parigi, 7 gennaio 1899 – Parigi, 30 gennaio 1963). A questa grave e colpevole lacuna ha sopperito da recente l'intraprendente casa editrice Zecchini di Varese con la pubblicazione di un rilevante saggio dell'acuta e scrupolosa Stefania Franceschini, insigne studiosa che vanta già lusinghiere affermazioni in campo culturale, fra le quali ricordiamo il pregevole Tuo affezionatissimo Amilcare Ponchielli, primo epistolario dedicato al compositore cremonese.

In questa sua ultima corposa fatica dal titolo Francis Poulenc. Una biografia, l'autrice esamina in modo circostanziato gli anni di formazione del compositore parigino, la sua posizione all'interno del Gruppo dei Sei, le influenze ideologiche, sociologiche e culturali che segnarono e stimolarono la sua creatività musicale alquanto genuina, semplice e poco incline ai contorcimenti intellettualistici. Egli stesso ebbe a dichiarare: «Il mio ‘canone' è l'istinto. Non ho principi e me ne vanto. Non ho alcun sistema di scrittura, Grazie a Dio! (per sistema, io intendo ‘trucchi'). L'ispirazione è una cosa misteriosa che è meglio non spiegare. Essendo fedele alla verità della natura, io faccio quello che mi sento, quello che mi va, quello che mi piace.». In una lettera del sei settembre 1919 dichiara anche le sue preferenze musicali e le sue antipatie: «…Ho letto molta musica e ho ponderato profondamente l'estetica musicale… i miei quattro compositori preferiti, i miei soli maestri, sono Bach, Mozart, Satie e Stravinsij. Non mi piace del tutto Beethoven… detesto Wagner… In generale sono molto eclettico, ma mentre acquisire quell'influenza è indispensabile, odio gli artisti che insistono nella scia dei maestri…[…] io non sono un musicista cubista, tanto meno futurista e, naturalmente, neanche impressionista. Sono un musicista senza etichetta».

La seconda parte del volume contiene una circostanziata analisi di tutte le opere del compositore: dalla musica da camera a quella corale religiosa, a quella corale profana, alla musica sinfonica, ai balletti, alle cantate, alle opere liriche, alle musiche per la scena e per il cinema. Un'interessante appendice registra la principali tappe dell'attività artistica di Poulenc in Italia: concerti, festival, viaggi e concorsi. Il volume si avvale anche di un copioso materiale fotografico ed iconografico (programmi di esibizioni, locandine ed immagini del musicista parigino). La Franceschini conclude il suo prezioso e magnifico saggio con una discografia selezionata delle opere dell'artista, privilegiando quelle registrazioni che vedono il compositore fra gli esecutori, in quanto egli era stato anche un abile e valido pianista.

Giovanni Pasqualino

1/9/2014