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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Scene buffe da

Il prigioniero fortunato di Alessandro Scarlatti

in prima esecuzione assoluta in tempi moderni

Nato a Palermo il 2 maggio 1660 e morto a Napoli il 24 ottobre 1725, Alessandro Scarlatti rappresenta in un certo qual modo il passaggio fra il mondo barocco e il successivo secolo dei lumi, e pertanto nella sua produzione teatrale si riscontrano elementi sia dell'una che dell'altra epoca senza mai una netta prevalenza dell'una sull'altra. Bisogna anche ricordare che l'uso che il compositore partenopeo farà del recitativo obbligato (cioè del recitativo accompagnato dall'orchestra) ha portato molti storici della musica ad attribuirgliene persino l'invenzione. Il graduale allontanarsi dal recitativo secco (ossia del recitativo sottolineato dagli accordi del clavicembalo), oltre a indicare una novità formale indica anche una novità di carattere espressivo. Altra innovazione attribuitagli dalla storiografia musicale è la definitiva struttura dell'aria in un fisso tripartitismo. Infine l'introduzione delle parti buffe in molte opere serie scarlattiane conferma, certo da un punto di formale, che il senso del dramma inteso come rappresentazione di carattere tragico non è ancora divenuto realtà e pertanto, così come nell'opera comica vengono inserite le parti sentimentali, dall'altro lato nell'opera seria vengono introdotti elementi comici.

Al teatro Machiavelli di Palazzo San Giuliano a Catania, sabato 30 novembre, per il 9° Festival Internazionale del Val di Noto Magie Barocche presieduto dal prof. Antonio Marcellino, è stata proposta una chicca del grande musicista siciliano, vale a dire le scene buffe tratte dal melodramma Il prigioniero fortunato, su musica di Alessandro Scarlatti e libretto di Francesco Maria Paglia, presentata al pubblico per la prima volta al Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1698.

Le scenette, in prima esecuzione assoluta in tempi moderni, sono state revisionate e curate da Nicolò Maccavino e sono state proposte nell'interpretazione dell'Ensemble d'archi del Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, guidato con forti capacità comunicative e sicure doti professionali dal maestro Milo Longo, conduttore dal gesto fluido, morbido ed espressivo.

Tabita Romano nel ruolo di Lucilla e Alex Franzò nel ruolo di Delbo sono riusciti entrambi a imprimere vivido slancio e gaia esuberanza alle loro interpretazioni vocali sempre corrette e ben dosate. Da sottolineare anche le loro versatili e controllate capacità recitative, sempre improntate a equilibrio e disinvolta raffinatezza. Molto accurata e ben calibrata la regia di Piera Puglisi che riusciva a fare sbalzare dalla semplice linea drammaturgica espressa dai personaggi, che esibivano anche suggestivi abiti d'epoca, tanta delicata tenerezza e dolce languore.

Giovanni Pasqualino

2/12/2019