Dido and Aeneas di Purcell
al Teatro Massimo di Palermo
Il libretto in tre atti di Nahum Tate Dido and Aeneas, ispirato al libro IV dell'Eneide di Virgilio, venne musicato da Henry Purcell e rappresentato per la prima volta a Londra, al Pensionato Femminile di Josias Priest a Chelsea nell'ottobre del 1688. Il geniale musicista barocco inglese, nonostante sia morto precocemente all'età di 36 anni, ci ha lasciato una vasta e significativa produzione musicale e ancor oggi viene considerato il creatore del melodramma inglese al quale riuscì a coniugare le forme melodiche italiane. In tal senso la sua creazione più riuscita fu proprio Dido and Aeneas che si avvale di un recitativo musicale però senza dialoghi. Tale gioiello venne riesumato in tempi moderni a New York nel 1924 dagli Amici della musica destando un vivo interesse anche in Europa dove venne rappresentata prima a Münster nel 1926 e poi a Parigi nel 1927.
Il Teatro Massimo di Palermo ha ripreso, in un nuovo allestimento, l'opera di Purcell in tre serate (5, 6 e 7 novembre 2021), proponendola al foltissimo pubblico intervenuto nel testo inglese originale (con sottotitoli in italiano) e con la sagace regia di Lorenzo Amato che riusciva ad evocare, richiamare e catalizzare sul palcoscenico l'intera vicenda dell'innamoramento fra Didone ed Enea prima e poi dell'accorata e struggente mestizia della regina affranta dal dolore per la perdita dell'amato. Una regia densa ed efficace sotto ogni aspetto, che veniva corroborata e rinforzata dalle suggestive scene e dai rifiniti costumi di Justin Arienti, quest'ultimo infatti è riuscito a ricreare con sicuro effetto i tre momenti cruciali del libretto corrispondenti ai tre tempi designati rispettivamente come il palazzo, la grotta della Maga, in riva al mare. Pertinenti alla rappresentazione si sono rivelate anche le azioni mimiche ideate da Danilo Rubeca e le luci di Vincenzo Raponi sempre delicate, soffuse e comunque in tono con i teneri sentimenti narrati dei personaggi.
Il mezzosoprano Deniz Uzun (Didone) ha saputo delineare con molta cura il personaggio eponimo sia da un punto di vista scenico che prettamente musicale, esibendo una vocalità corposa, piena, incisiva e nello stesso morbida, attraverso la quale riusciva a far emergere un pathos emozionante e coinvolgente. Il baritono Mauro Borgioni (Enea) si è avvalso di sonorità dimesse ma pregnanti e penetranti atte a dare un'interpretazione efficace dell'ineluttabile destino al quale l'eroe deve sottostare in modo fatale e ineluttabile. Adriana Di Paola (Maga) ha impresso alla sua vocalità una magistrale aura di inquietante malvagità tipica del personaggio, cosa perfettamente riuscita per l'uso quanto mai accorto di una magnifica zona media e di una tecnica salda e adeguata. Francesca Aspromonte (Belinda) ha rivelato una bella luminosità delle zone acute e soprattutto una naturale propensione alla compassata, meditata ed equilibrata vocalità barocca. Ben rifinite anche le esibizioni di Shakèd Bar (prima strega), Rosa Bove (seconda strega), Federico Fiorio (Spirito), Filippo Adami (un marinaio) e Vittoriana De Amicis (seconda donna).
Il maestro Gabriele Ferro ha guidato l'orchestra e il coro del Teatro Massimo con composta ed compassata scelta dei tempi, oltre che con adeguato lavoro di cesello per ogni passaggio ed ogni più minuscolo segno di dinamica e di agogica della partitura, che è stata offerta all'uditorio sempre con sonorità contenute, delicate ed estremamente raffinate. Vanno anche segnalati i puntuali interventi di Ignazio Maria Schifani al cembalo e all'organo, di Francesco Olivero all'arciliuto, di Domenico Cerasani e Giulio Falzone alle tiorbe e di Kristi Curb al violoncello. Calorosi, fragorosi e davvero vibranti gli applausi del pubblico che affollava i palchi e il parterre.
Giovanni Pasqualino
8/11/2021
La foto del servizio è di Rosellina Garbo.
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