RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

I Puritani di Vincenzo Bellini

al Teatro Massimo di Palermo

Nella sua lettera del lunedì 26 gennaio 1835 Vincenzo Bellini annuncia tutto eccitato ed entusiasmato all'amico napoletano Francesco Florimo il successo strepitoso avuto al Théâtre Italien di Parigi della sua opera seria in tre atti su libretto di Carlo Pepoli I Puritani. Nella missiva il compositore siciliano sottolinea la validissima prestazione dei cantanti ma anche l'accoglienza quasi fanatica del pubblico parigino e le sue acclamazioni di giubilo e di consenso. Che il contenuto della missiva corrispondesse a sicura verità e non a eccesso di amor proprio o autocelebrazione del compositore catanese, lo dimostrerà il fatto che il 3 febbraio successivo il re di Francia gli assegnerà il titolo di Cavaliere della Legion d'onore, ordine cavalleresco creato da Napoleone nel 1802 per “premiare i meriti civili e militari”.

Ancora oggi lo splendido gioiello belliniano rimane uno dei titoli più rappresentati della produzione melodrammatica del musicista, assieme a Norma e Sonnambula, in tutti i cartelloni lirici del mondo. E proprio sabato 13 aprile si è avuta la prima dell'edizione allestita dal Teatro Massimo di Palermo in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e il Teatro Lirico di Cagliari. Tale coproduzione si è avvalsa dell'edizione critica della partitura curata dal prof. Fabrizio della Seta ed edita da Ricordi. Edizione critica che ovviamente reintegra alcuni brani espunti dal Cigno dopo la prima rappresentazione francese, per evitare prolissità e soprattutto per non indebolire la concentrazione drammaturgica, e cioè il cantabile del terzetto del 1° atto Arturo, Riccardo, Enrichetta Se il destino a te m'invola; il cantabile del duetto tra Arturo ed Elvira Da quel dì che ti mirai e la stretta del finale dell'atto 3° A sento o mio bell'angelo e qualche altra piccola variante. Infatti nella lettera sopracitata l'autore annotava: «…quindi ieri ho tolto quanto di indifferente vi era, e quasi ho accorciato l'opera di 35 o 40 minuti».

Regia, scene e costumi di Pierluigi Pier'Alli si rivelavano pertinenti, adeguati e soprattutto funzionali all'azione drammaturgica, esaltandone da un lato l'ambientazione militaresca della guerra civile inglese che vede l'opposizione dei sostenitori degli Stuart ai seguaci di Cronwell, e nel contempo l'esplosione della follia di Elvira per la perdita di Arturo con la finale riacquisizione della sanità mentale e del trionfo dell'amore con il ritorno di quest'ultimo. Tale pregnante semplicità registica e scenografica permetteva all'azione di svilupparsi e diluirsi all'interno della musica in modo quanto mai fluido e organico, esaltandone anzi l'emotività ed il pathos.

Laura Giordano ha sicuramente dato passione e spessore umano al personaggio di Elvira mettendo in campo una vocalità piena, ben articolata, dotata tecnicamente e molto abile nella conduzione del fraseggio. Qualche finezza e accuratezza in più nelle mezze voci e in alcuni decrescendo avrebbe ancor più esaltato la sua prova. Celso Abelo è stato un gagliardo e vigoroso Arturo Talbo, saldo e compatto nelle sue ascese verso l'acuto e preciso nel fissare e definire il Do diesis in A te o cara. Ha raggiunto il massimo dell'espressività e della dolcezza in uno con la Giordano nello splendido duetto Da quel dì che ti mirai. Il bravo tenore dovrebbe solo evitare qualche intemperanza che lo porta talora a forzare e a gigionare nella zona acuta. Il baritono Julian Kim ha infuso al personaggio di Riccardo tutta la sua dignitosa sofferenza di innamorato senza speranza, con una voce brunita e dalla tornitura nitida e rifinita, che si è anche avvalsa di una dizione chiara e perfetta. Il basso Nicola Ulivieri (Giorgio Walton) ha dato al suo personaggio tutta l'austera bonarietà e saggezza che gli si addice, sfoggiando una vocalità piena, tumida, profonda ma nello stesso morbida e dagli accenti caldi e penetranti. In ruolo e con vocalità adeguate e prestanti erano anche Roberto Lorenzi (Gualtiero Walton), Anna Pennisi (Enrichetta) e Antonello Ceron (Bruno).

Il maestro Jader Bignamini ha diretto l'orchestra e il coro del Teatro Massimo di Palermo con sicura professionalità e stacco di tempi adeguati al testo musicale (ricordiamo che I Puritani sono l'unica opera della quale Bellini ha lasciato indicazioni metronomiche dettagliate) riuscendo a far emergere sempre la linea canora, evitando di sovrastarla con sonorità tracimanti e debordanti. Le luci curate da Bruno Ciulli hanno rifinito i contorni dell'azione scenica con garbo e misura. Gli interventi del coro si rivelavano talvolta imprecisi e non sempre accurati e puntuali. Ciò si è potuto notare soprattutto all'inizio del I atto nel brano "Quando la tromba squilla", caratterizzato da alcune imperfezioni e incertezze vocali.

Il pubblico presente allo spettacolo ha tributato aperti e calorosi applausi a tutto il cast, e registriamo per dovere di cronaca che per il duetto Riccardo-Giorgio alla fine del 2° atto Il rival salvar tu dei con relativa cabaletta Suoni la tromba, e intrepido, è stato richiesto a gran voce perfino il bis (non concesso). Nella sala d'ingresso del teatro veniva anche esibita, in una teca di vetro, per la gioia dei melomani e del pubblico intervenuto, la partitura autografa dell'opera belliniana (in possesso della Biblioteca Comunale di Palermo).

Giovanni Pasqualino

16/4/2018

Le foto del servizio sono di Rosellina Garbo.