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I putti sonanti di Montanaro

La tradizione del concerto di Santo Stefano nella chiesa di Santa Maria Assunta e San Nicolao di Montanaro, in provincia di Torino, nasce nel 1996, e non senza un perché.

Per scoprirlo, vale la pena ripercorrere la storia del suo organo. Il progetto venne affidato nel 1807 ai fratelli Giovanni e Giacinto Bruna di Miagliano (BI), che lo completarono nel 1810. Ne risultò uno strumento non solo “moderno”, adatto al repertorio ricco di trascrizioni d'opera di quel tempo e corredato di registri “teatrali” come l'ottavino, i campanelli o quello bandistico – tamburo, triangolo sistro e rullante azionati dalla pedaliera –, ma anche monumentale, attestandosi, fino quel momento, come l'organo più grande costruito da un organaro piemontese. Di particolare interesse, fra le sue quasi duemilaseicento canne, sono le quindici in ottone che escono dalla bocca di altrettante statue di putti, sei sulla cassa armonica e nove lungo tutta la cantoria. Si tratta di una variante delle trombe orizzontali di matrice iberica (il primo uso pare risalga al 1588 nella cattedrale di Huesca), registro noto come trompeta de batalla o, in francese, trompette en chamade. Qui, però, la nuda canna è posta in un contesto architettonico volto a ingentilirne e “chiesastizzarne” la visione: una sorta di “concerto angelico”. Le statue dei «putini con tromba sonante», affidate agli scalpelli di Giacomo Costa e Pietro Antonio Serpentiere, le più grandi alte quanto una persona, avrebbero dovuto essere in origine due, poi quattro, con funzione di sostegno armonico. Il progetto però si espanse fino a coprire più di un'ottava cromatica, in modo da accordare al registro potenzialità solistiche. Il fronte su cui si dispongono le canne, inoltre, largo quindici metri, e la loro disposizione orizzontale, in contrasto con la verticalità e la posizione arretrata delle altre, consentono inaspettati effetti di stereofonia – riproducendo in piccolo ciò che possono permettersi i cento metri di navata di Santo Stefano in Passau, coi suoi cinque organi. Chiarisce la loro meccanica un video su YouTube (https://youtu.be/buGf1P5Uh5g?si=FCVWsEsBUUmVLic0).

Due interventi minori, nel 1829-30 e nel 1853, preludono a quello radicale di Giacomo Vegezzi Bossi, che lo ricostruisce completamente nel 1872. In accordo col Movimento Ceciliano, anche l'arte organaria si adatta alla maggior “serietà” richiesta alla musica liturgica: lo strumento viene depauperato di almeno un centinaio di canne e privato degli aspetti più estrosi, considerati “profani”: via il registro bandistico – l'opera è roba da teatro, non da chiesa! – e via i «putti sonanti». Saranno le «opere di ristauro e innovazione» di Giuseppe Lingua del 1896 a farli suonare di nuovo e ad assicurare all'organo altri cent'anni buoni di servizio. Si annoverano poi altri due interventi di pulitura nel 1932 e nel 1974, prima di quello decisivo della Bottega Organara Dell'Orto & Lanzini di Dormelletto (NO): grazie ad essa, e alla ditta Bulgarelli di Torino che recupera il complesso cassa-cantoria, nel 1996 l'organo riprende a funzionare al meglio, permettendo al concerto di Santo Stefano di diventare prassi.

La stessa Bottega è stata recentemente richiamata per un'ulteriore, approfondita pulitura, canna per canna (!). Conclusasi il 19 ottobre di quest'anno e documentata da un ampio video, anch'esso reperibile su YouTube (https://youtu.be/SENaj_eM9k4?si=oW5bV7bZSld1HCZb), i suoi frutti si sono potuti apprezzare nel concerto del maestro Valter Savant-Levet di giovedì 26 dicembre 2024, con un repertorio che ha spaziato dal Seicento all'Ottocento. Le note d'apertura sono state quelle della Fantasia in eco in la minore dell'olandese Jan Pieterszoon Sweelink (1562-1621), la cui registrazione, adatta allo stile meditativo del brano, ha permesso di familiarizzare con sonorità soffuse e avvolgenti. Dopo la scuola fiamminga, quella francese, con due brani di carattere natalizio: Les cloches di Nicolas Lebègue (1631-1702), dove di sfuggita sono stati impiegati i «putti sonanti», e Noël étranger di Louis-Claude Daquin (1694-1772), ottavo brano del Livre de Noël pubblicato nel 1757, dal caratteristico ritmo ternario di pastorale e in forma di variazioni. Tutta italiana è invece la seconda parte del concerto. Si riparte con il Rondò I e la Sonata per Organo a guisa di Banda Militare che suona una Marcia di Giuseppe Gherardeschi (1759-1815). L'esecuzione del Rondò, abilmente variato alle riprese del refrain, sembra avere lontanamente qualcosa dello stile galante settecentesco e rivela una sua matrice tastieristica; si segnala per l'uso interessante dei registri, che differenziano concertini e ripieni. Più curiosa la Sonata, che beneficia di effetti speciali come il summenzionato registro bandistico, senza essere immemore di qualche arguzia mozartiana. Di gusto anche qui la registrazione, che predilige la trasparenza e alterna effetti di pieno e vuoto, insieme all'espressività data da dinamiche contrastanti (piano e forte). Con l'Elevazione in re minore di Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti (1791-1863), l'atmosfera cambia improvvisamente. L'introduzione è seriosa, riflessioni che si rincorrono interrotte da tragici accordi ad organo pieno. Segue, su un accompagnamento in terzine, una melodia cantabile, da romanza senza parole, vagamente donizettian-belliniana. Nel corso dell'ascolto, ci si accorge che la struttura sembra quasi seguire una “solita forma” operistica: a queste due sezioni, infatti, approssimativamente la “scena” il “cantabile”, segue un “tempo di mezzo” breve e concitato; e se non fosse che all'ultimo la “cabaletta”, più mossa e in maggiore, termina ripristinando il clima cupo dell'inizio, il parallelo potrebbe calzare quasi alla perfezione.

Non sarebbe strana, in effetti, una certa contaminazione operistica, dato il contesto storico. E per terminare all'insegna dell'opera, Savant-Levet offre uno spaccato di quelle che erano le riduzioni organistiche del repertorio lirico, contraltare di quelle pianistiche salottiere. In linea con la contemporanea apertura scaligera, La Vergine degli Angeli, da La forza del destino, non poteva essere più adatta, e non solo per quello: primo, per l'ambientazione chiesastica della scena; secondo, per l'impiego, anche nell'opera, dell'organo; terzo, a ricordare che proprio l'organo fu il primo strumento su cui Verdi bambino mise le mani; quarto, perché, secondo una tradizione, sarebbe stata una chiesa, la basilica di Cortemaggiore, con la sua pala d'altare, a ispirare a Verdi questa pagina. Gran finale con la Marcia trionfale dall'Aida trascritta da Carlo Fumagalli (1822-1907), invero un poco corriva, in cui finalmente si apprezzano appieno i «putti sonanti». L'importanza del concerto è stata anche sottolineata da un servizio trasmesso dal TG regionale delle ore 07:00 di venerdì 27/12/2024 (https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2024/12/montanaro-festeggia-santo-stefano-con-il-suo-organo-in-concerto-42c3e262-2ae2-4679-9fa4-bf460d4f9d48.html).

I brani eseguiti rappresentano una silloge dell'ultimo CD inciso dalla Antichi Organi del Canavese (AOC), intitolato «Tra gli splendori del secolo d'oro e i clamori risorgimentali». Da quando è nata, nel 1996, in concomitanza con la resurrezione dell'organo di Montanaro sul quale è stato inciso il primo disco, siamo già al quarantasettesimo con quello che va sotto. La piccola casa discografica trova in Roberto Ricco, tecnico del suono, e Adriano Giacometto, organologo, il suo cuore pulsante, e ha come scopo la divulgazione del patrimonio organario canavesano, consistente in più di centoventi organi storici. Fin dalla sua nascita la AOC è stata affiancata dalla partecipazione del maestro Savant-Levet («sia caso o fortuna» nato il 4 settembre, lo stesso giorno del più grande organista dell'Ottocento: Anton Bruckner…), premiato a fine concerto con una targa e del quale viene ricordata la prima collaborazione con questa etichetta (1999, organo di Rondissone, terzo volume della collana). Venticinque anni di onorata carriera, col ventiseiesimo in arrivo e un quarantottesimo CD in gestazione, che verrà acquisito presso l'organo della chiesa di Tavagnasco.

Christian Speranza

2/1/2025

La foto del servizio è di Adriano Giacometto.