La moglie di Haydn
Conoscevamo Luigi Della Croce come preparato e agguerrito musicologo e critico musicale anche perché autore di vari stimolanti volumi, fra i quali due arricchiscono da anni la mia biblioteca e cioè: “le 33 sinfonie di Boccherini” e “Le 107 sinfonie di Haydn”. Quello che ignoravamo è che fosse anche un affabile scrittore dalla spirito sarcastico, mordace, solare e brillante. A testimoniare questa sua versatilità letteraria è uscito da qualche mese il libro La moglie di Haydn. 16 racconti satirici musicali, che raccoglie tante simpatiche storielle nella quali la musica c'entra sempre sia in modo diretto, sia in modo indiretto. Lo stile narrativo dell'autore, pur avvalendosi di una tipologia di scrittura personale e originale, ci ha riportato alla mente l'arte di Anton Cechov, dall'ironia tanto pungente e sarcastica quanto raffinata e ricercata (qui ci basti ricordare dello scrittore russo i racconti di ambientazione musicale come: La corista, Il romanzo del contrabbasso, Gli stivali ).
I suoi racconti assumono così anche un carattere irrisorio e demistificatorio verso tutti quei luoghi comuni protoromantici, svenevoli e dolciastri che tendono a vedere il mondo dell'arte musicale, dei concerti, dei cantanti, dei pianisti, dei ballerini, come il mondo frequentato esclusivamente delle persone nobili d'animo e gentili di cuore che vivono nell'aerea stratosfera iperuranica fatta di suoni e di celestiali armonie quasi non esistessero anche in questo settore del sociale i sotterranei interessi economici, le invidie nascoste, le collere represse, gli odi malcelati, le delazioni nefande, le prepotenze distruttive, le protezioni interessate.
Già nel racconto Steinway l'acre satira di Della Croce si abbatte come un maglio sulla figura dei mediocri pianisti e si manifesta in tutta la sua esilarante ironia: «A osservarlo distrattamente, con quella criniera irta senza discriminatura, lo sguardo acquoso, mentre s'inchinava sino a terra, le braccia penzoloni, davanti a un pubblico normalmente scarso che applaudiva per pura cortesia e in ogni caso si guardava bene dal pretendere un bis, il sessantasettenne pianista Arsenio Arditi, più che a Liszt o al Beethoven dell' Eroica, faceva pensare a uno scimmione». E così nei vari racconti si alternano bizzarre e umoristiche figure di cantanti narcisisti, compositori arroganti, musicofili malinconici, appassite zitelle assidue frequentatrici di concerti, critici musicali compiacenti e malleabili, insomma tutto il variegato materiale umano che ruota attorno al mondo della musica. Lo stile dell'autore si rivela in ogni racconto quanto mai lieve, fluido, scorrevole e soprattutto aristocratico, fasciato sempre da una delicata nonchalance e da quella peculiare qualità epressiva che in campo dell'interpretazione musicale viene definita come sprezzatura!
Il volume, che è presentato anche in una accattivante veste tipografica dall'editore Musica Pratica si avvale dei simpatici disegni ad acquarello di Charley Case e di una intelligente presentazione di Benedetta Saglietti, la quale riesce a cogliere e definire l'essenza della forte penetrazione empatica dell'autore verso i suoi personaggi: «Osservatore attento dei caratteri umani, con arguzia Della Croce non risparmia nessuno, musicofili, amusici, nobili e popolani, provinciali e cittadini, giovani e vecchi, donne e uomini. Caustico ed esilarante».
Ci sia permessa in fine un'ultima e importante riflessione. Da tutti i racconti di Luigi Della Croce, anche se in parte camuffata, traspare comunque una concezione metafisica della musica bifocale, quasi una divinità come Giano bifronte, nella quale da un lato per suo mezzo ci si può elevare fino a percepire l'assoluto in tutta la sua sublime ed estasiante bellezza ma dall'altro ci si può perdere in essa fino al totale inebetimento recependola come la vera e propria ideologia dell'inconscio, come quella sirena incantatrice che, sottolineava l'intelligente Savinio: «stupisce e istupidisce».
Giovanni Pasqualino
9/3/2021
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